L’Organizzazione marittima internazionale (IMO) ha fissato un limite dello 0,5% per le emissioni di zolfo a bordo delle navi (o 5 kg di zolfo per tonnellata metrica di combustibile). La nuova normativa, denominata IMO 2020, entrerà in vigore il 1 ° gennaio 2020 e sostituirà quella attualmente in vigore con limite del 3,5%.

Secondo quanto riporta un recente studio di Coface, l’IMO 2020 si applicherà al di fuori delle ECA, che hanno già un limite di emissione di solfuri inferiori rispetto all’IMO 2020. Secondo l’IMO, questa misura “ridurrà significativamente la quantità di ossido di zolfo emanato dalle navi con importanti benefici per la salute e l’ambiente a livello globale, in particolare per le popolazioni che vivono vicino a porti e coste”. Va notato che la Convenzione MARPOL creata dall’IMO è stata ratificata da 152 Paesi, tra cui Cina, Stati Uniti, Canada e UE-28.

Le navi emettono tra il 5% e il 10% delle emissioni globali di zolfo antropogenico. Sebbene gli ossidi di zolfo non siano gas a effetto serra (GHG), hanno effetti negativi sull’ambiente e sulla salute. Infatti, l’anidride solforosa è nota per causare problemi respiratori e portare a piogge acide, dannose per la fauna delle acque superficiali a causa dell’effetto sui livelli di acido delle acque, che può uccidere sia la flora che la fauna.

L’IMO 2020 non è la prima misura con lo scopo di ridurre le emissioni di inquinanti e di gas a effetto serra nel settore dei trasporti. Nel maggio 2018, il Parlamento Europeo ha votato per diminuire le emissioni di CO2 degli autocarri pesanti del 25% entro il 2025 e del 30% entro il 2030. Analogamente, l’Associazione internazionale dei trasporti aerei (IATA) si è prefissata l’obiettivo di dimezzare le proprie emissioni di CO2 entro il 2050 (rispetto al livello del 2005).

Le navi avranno opzioni limitate per rispettare il limite, con costi di produzione più elevati. Le opzioni sono:
• a. Utilizzare combustibile a basso contenuto di zolfo (LSFO), la cui emissione di zolfo è inferiore allo 0,5%;
• b. Continuare a utilizzare combustibile ad alto contenuto di zolfo (HSFO) ma con l’installazione di impianti di depurazione per rispettare il limite dello 0,5%. Dal momento che l’installazione di depuratori richiede dai 6 ai 9 mesi e che il numero di porti in grado di installarli è limitato, è probabile che ci siano tempi di consegna lunghi malgrado i trasportatori ne abbiano già fatto richiesta. Secondo l’IMO, ne verranno installati solo 1.200 prima di tale scadenza (sebbene la necessità sia superiore a 60.000);
• c. Passare ai sistemi di propulsione a gas naturale liquido (GNL). È improbabile che nel breve periodo venga adottata questa opzione a causa dei limiti sul numero di porti dotati di rifornimento di GNL. Le navi sono quindi disincentivate a essere i primi motori della conversione in GNL, dato che questa opzione limiterebbe i porti in cui attraccare.

Tra queste, l’LSFO è l’opzione che più probabilmente verrà scelta dalla maggior parte delle compagnie di navigazione a causa dell’elevato livello di investimento richiesto da parte delle altre due.
I costi più elevati per le compagnie di navigazione comporteranno probabilmente tariffe di trasporto più alte e margini operativi inferiori, già bassi a causa della sovraccapacità nel mercato del trasporto marittimo.

Le compagnie di navigazione che non rispetteranno il limite dello 0,5% entro il 1 ° gennaio potrebbero essere soggette a sanzioni finanziarie. Ciascun Paese sarà responsabile del controllo della conformità dell’IMO 2020 e della definizione delle multe per mancata conformità.
Alla luce di quanto detto, l’IMO 2020 influirà negativamente sulle compagnie di trasporto marittimo. Gli effetti saranno aggravati dal rallentamento economico globale e dalle tensioni commerciali, che già gravano sul trasporto marittimo: l’indice di produzione dei container sta rallentando e l’indice Baltic Dry è diminuito
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