Sono oltre 6 milioni gli italiani che risiedono in territori a rischio alluvioni, ai quali va aggiunto circa 1 milione di persone che vivono in aree a rischio frane, con il 91% dei comuni italiani che si trova in territori con problemi idrogeologici.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ispra in riferimento allo studio pubblicato su Nature dal quale emerge come il cambiamento climatico abbia un effetto diretto anche sulle alluvioni in Italia e in Europa.
“Si sta verificando una tendenza alla tropicalizzazione che – si legge in una nota della Coldiretti – si evidenzia con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo che compromettono le coltivazioni nei campi con danni per alluvioni e siccità che superano i 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.
Sulla base di elaborazioni su dati ESWD (banca dati europea sugli eventi estremi), la Coldiretti afferma che nell’estate 2019 (fino a oggi) si sono registrate in Italia ben 760 grandinate, trombe d’aria e bombe d’acqua, il doppio (+101%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (1126 eventi meteo estremi lungo la Penisola dall’inizio dell’anno con un incremento del 56,4% rispetto all’anno precedente).
Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne
Per evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza, secondo la Coldiretti servono interventi strutturali che vanno dalla realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica fino a un vero e proprio piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca, con la regia dei Consorzi di bonifica e l’affidamento ai coltivatori diretti.