I dati del Report del Minlavoro sulla detassazione
Premi per 2,4 mln di lavoratori
di Anna Tauro
Il ministero del lavoro e della politiche sociali ha pubblicato, lo scorso 16 settembre, il Report sull’andamento dei premi di produttività, ricavato dalla procedura per il deposito telematico dei contratti aziendali e territoriali, a seguito del decreto interministeriale 25 marzo 2016, relativo alla detassazione dei premi di produttività.
È evidente l’incremento del ricorso a queste misure, grazie alle quali alcune aziende hanno puntato sulla conciliazione vita-lavoro, altre sulla previdenza complementare, altre ancora su assistenza sanitaria, spese scolastiche, viaggi e tempo libero. «È una misura importante», spiega il presidente di Ebce, Giancarlo Badalin, «che investe sulla qualità del lavoro e delle relazioni tra imprese e parti sociali. Il miglioramento del reddito e delle condizioni di vita e di lavoro attraverso il welfare aziendale ha un alto valore sociale, ed è giusto che lo stato investa con incentivi». L’auspicio è quello di aumentare l’incentivo fiscale ai contratti aziendali e territoriali legati a obiettivi di produttività, visto e considerato il successo riscontrato nella crescita inarrestabile della contrattazione di secondo livello: al 16 settembre gli accordi depositati al ministero del lavoro hanno sfondato la soglia di 50 mila. A luglio ci si fermava a 48.457. I contratti attivi sono 15.874, 12.355 aziendali e i restanti 3.519 territoriali. Il 52% dei contratti attivi riguarda imprese sotto i 50 dipendenti (un altro 14% aziende tra i 50 e 99, il restante 34% imprese sopra i 100 addetti). Il 44% interessa l’industria, il 55% i servizi, l’1% l’agricoltura. Dei 15.874 contratti attivi, la maggioranza (12.062) è legata a obiettivi di produttività; 8.940 redditività, 7.340 qualità, 8.314 misure di welfare e 1.924 piani di partecipazione (ciascun contratto può prevedere più obiettivi). I lavoratori beneficiari di premi di produttività sono quasi 2,4 milioni e l’importo medio è di 1.380,89 euro. Le persone che invece hanno fruito di welfare sono poco più di 2,1 milioni con un valore medio di 1.435,83 euro (ciascun addetto può aver preso in parte premio e in parte welfare).
Anche Assoced, Lait e Ugl Terziario hanno siglato nel 2019 l’intesa quadro che consente alle aziende che applicano il Ccnl Ced, Ict, Professioni digitali e Stp, di beneficiare della detassazione dei premi di produttività. L’intesa ha recepito le disposizioni della legge di Stabilità 2016, modificata dalla legge di Bilancio 2017, che ha reintrodotto la misura agevolativa in favore dei lavoratori che abbiano percepito nell’anno precedente un reddito da lavoro dipendente fino a 80 mila euro. La norma prevede una imposta sostitutiva dell’Irpef con aliquota pari al 10% applicabile alle somme e ai benefit corrisposti per incrementi di produttività, entro il limite di importo complessivo di 3 mila euro lordi; il medesimo limite di 3 mila euro lordi vale per le imprese che coinvolgano pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro. Le rappresentanze regionali di Assoced, Lait e Ugl Terziario hanno tradotto in accordi territoriali quanto previsto dall’intesa quadro nazionale. Spetta alle singole aziende la facoltà di scegliere gli indici e gli obiettivi di produttività, nonché i criteri di misurazione più adatti alle caratteristiche del proprio contesto. A decorrere dalla data di sottoscrizione dei singoli accordi territoriali, i datori di lavoro dei rispettivi territori che adottano il Ccnl Ced, Ict, Professioni digitali e Stp all’interno delle proprie strutture, possono applicare la citata normativa di agevolazione fiscale ai lavoratori, per le voci retributive corrisposte in relazione a incrementi di competitività e di produttività. Pertanto, le strutture applicheranno le agevolazioni fiscali, nei limiti e alle condizioni previste dalla normativa vigente, agli importi dei premi di risultato erogati a seguito del raggiungimento di un effettivo miglioramento dell’indicatore o degli indicatori, rispetto al risultato registrato. Inoltre, i lavoratori potranno scegliere di percepire il premio di produttività, interamente o parzialmente, sotto forma di welfare, prestazioni, beni, opere e servizi, erogati anche attraverso il sistema della bilateralità di settore. Per i servizi riconosciuti ai lavoratori attraverso l’adozione di piani di welfare è prevista l’esclusione dalla formazione del reddito del lavoratore percipiente e ciò comporta un’importante conseguenza anche per il datore di lavoro, il quale è chiamato infatti a far fronte al solo costo «nudo» della prestazione, senza che il corrispettivo valore debba essere incrementato degli oneri che la legge pone in capo al datore stesso. «Consentire ai lavoratori coinvolti nell’ambito delle intese di secondo livello, di convertire in welfare l’erogazione del premio monetario, correlato ai meccanismi di incentivazione, porta a importanti benefici fiscali per i lavoratori ma anche per le aziende», afferma il Segretario nazionale di Ugl Terziario, Luca Malcotti. «Il welfare sta acquisendo un crescente spessore nelle politiche retributive delle imprese italiane, che in questo modo vanno incontro alle necessità più urgenti dei lavoratori, attraverso misure di assistenza e con servizi assicurativi legati al benessere della persona. Da ruolo residuale rispetto alla variabile salariale, l’investimento economico in welfare riveste oggi un ruolo centrale».
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