Sul piatto il rafforzamento patrimoniale da 900 mln Per le deleghe non c’è più tempo ma l’adesione in proprio all’assemblea straordinaria di Banca Carige (convocata oggi a Genova) è ancora possibile.

Motivo per cui tutti sono prudenti circa l’affluenza, che comunque non sarà inferiore al 75%-80% del capitale. I soci sono chiamati ad approvare un rafforzamento patrimoniale da complessivi 900 milioni per evitare la liquidazione dell’istituto e ogni voto potrebbe essere decisivo per l’esito dell’assise. Da un breve conteggio, per arginare il peso di Malacalza Investimenti, primo azionista della banca al 27,5% che non ha mai fatto mistero di non apprezzare il piano messo a punto dai tre commissari straordinari, occorre superare la soglia dell’80%, numero che sembra a portata di mano, ma sul quale occorre usare la necessaria prudenza.

L’istituto ligure è stato commissariato alcuni mesi fa. Il salvataggio di Carige, cui partecipa anche Cassa Centrale Banca, consiste in un rafforzamento patrimoniale da 900 milioni di cui 700 in aumento di capitale. Più nel dettaglio, l’assise è chiamata ad aumentare il capitale a pagamento e in via inscindibile con esclusione del diritto d’opzione per 700 milioni (importo comprensivo di sovrapprezzo) mediante l’emissione di nuove azioni al prezzo di 0,001 per azione (inclusivo di sovrapprezzo). Una prima tranche dei titoli è destinata allo Schema volontario di intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), da liberarsi mediante compensazione con il credito derivante dalle obbligazioni subordinate Banca Carige 2018-2028 Tasso Fisso Tier II possedute per pari importo nominale; una seconda tranche è destinata a Cassa Centrale Banca-Credito Cooperativo Italiano; una terza tranche agli azionisti della società; e una quarta tranche al Fondo interbancario di tutela dei depositi.

I soci sono anche chiamati ad approvare l’emissione fi no a 21, 25 miliardi di warrant da assegnare gratuitamente agli azionisti che abbiano sottoscritto azioni emesse a valere sulla terza tranche di titoli. Ciò avverrà nel rapporto di un warrant ogni quattro azioni ordinarie sottoscritte ed emesse; con ulteriore aumento del capitale sociale a pagamento e in via scindibile per un importo di 21.250.000 euro massimi, oltre a eventuale sovrapprezzo, a servizio dell’esercizio dei warrant, mediante emissione, anche in una o più volte, di 21,25 miliardi di nuove azioni ordinarie della società con le stesse caratteristiche di quelle in circolazione alla data di emissione; sarà richiesta per i warrant l’ammissione alla quotazione.

Il retail detiene circa il 40% del capitale e la maggior parte dei piccoli soci sono intenzionati a votare a favore. Alcuni soci forti (Raffaele Mincione, Aldo Spinelli e Gabriele Volpi) intendono a loro volta votare a favore. Anche i fondi sono per sostenere il piano e dire sì in assemblea. Così come l’ex consigliere ed ex presidente pro tempore, Giulio Gallazzi, che si presenterà in assemblea con numerose deleghe. L’incognita più grande rimane quella del primo socio Malacalza I, che, pur non gradendo il piano, non si è ancora pronunciato. Potrebbe votare a favore, contro, come astenersi. Intanto ieri i commissari hanno definito la manovra di rafforzamento patrimoniale fondamentale per la continuità aziendale.

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