Una “hard” Brexit avrebbe effetti catastrofici sul settore automobilistico. Le principali associazioni europee dei produttori auto e componentistica lanciano l’allarme sulle conseguenze di una uscita del Regno Unito dall’Unione Europea senza accordi.
Le 23 associazioni di categoria europee, compresa l’italiana Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), spiegano in un comunicato che “un mercato libero da barriere è cruciale per il successo del settore auto che è profondamente integrato”.
Le associazioni sottolineano l’importanza dell’industria automobilistica, “una delle più grandi storie di successo dell’Europa, che contribuisce alla crescita e alla ricchezza, producendo 19,1 milioni di veicoli all’anno e impiegando 13,8 milioni di persone in tutto il settore, uno su 16 della forza lavoro Ue”.
In questo quadro, l’unione doganale e il mercato unico rappresentano un enorme vantaggio per le imprese. Invece, una Brexit senza accordo “determinerebbe un cambiamento sismico nelle condizioni commerciali, con miliardi di euro di tariffe che minacciano di influire sulla scelta dei consumatori e sull’accessibilità economica su entrambi i lati della Manica”.
Secondo le associazioni, sarebbe di fatto ostacolato il sistema della produzione just-in-time del settore, con il costo di un solo minuto di interruzione della produzione nel solo Regno Unito pari a 54.700 euro.
Nel frattempo, le tariffe dell’Organizzazione del commercio su auto e furgoni potrebbero aggravare la bolletta del commercio automobilistico Ue-Regno Unito, aumentando i prezzi per i clienti se i produttori non saranno in grado di assorbire il costo aggiuntivo.
Si tratta di un problema che riguarda tutti. Che si tratti di esportatori sul mercato britannico o di produttori locali, tutti ne pagheranno le conseguenze.
Il direttore dell’Anfia Gianmarco Giorda spiega che “il Regno Unito è il terzo mercato di destinazione di parti e componenti per autoveicoli e il quarto per le automobili ed è dunque rilevante per l’industria italiana, in particolare per i fornitori di componenti che rappresentano un importante interlocutore per il produttori locali”. L’introduzione di nuove tariffe doganali, procedure di lunga durata e prezzi più elevati “potrebbero avere solo un effetto devastante sull’industria automobilistica, sia per quella italiana che per quella britannica”.