Fattura o scontrino «parlante» attestanti l’acquisto di un medicinale devono contenere codice fiscale dell’acquirente nonché natura, qualità e quantità del prodotto per poter essere detratti fiscalmente, chiarite quali spese non sono detraibili e quali detraibili solo se accompagnate da prescrizione medica e specificati i casi in cui, nonostante le spese siano state rimborsate, potranno comunque essere detratte fiscalmente. Sono questi, in pillole, i principali chiarimenti della Guida fiscale sulle spese sanitarie pubblicata la scorsa settimana sul sito dell’Agenzia delle entrate. Di seguito dunque, una panoramica delle varie tipologie di spesa agevolabili, dei limiti alla detrazione in presenza di particolari condizioni e, soprattutto, della documentazione da conservare in caso di controllo.
Stesso trattamento previsto per le spese sostenute in Italia oltre la necessità di una traduzione se la documentazione è in lingua straniera. È questa, in estrema sintesi, la disciplina della detrazione sulle spese mediche sostenute all’estero.
Come accade per quelle «italiane», per poter usufruire della detrazione Irpef del 19% dell’importo eccedente la franchigia di 129,11 , sarà necessario indicare le spese nella dichiarazione dell’anno in cui sono state sostenute e documentate.
Se però il documento è in lingua straniera è richiesta una traduzione, che potrà eseguire lo stesso contribuente se i documenti originali sono in inglese, francese, tedesco e spagnolo.
In tutti gli altri casi, invece, la traduzione dovrà essere giurata.
Le rapine in abitazione sono in calo, ma resistono alcune aree del Paese dove i dati sono preoccupanti e ben sopra la media.
Le rapine dal primo agosto 2017 al luglio 2018 sono state 28.390, contro le 31.904 dei dodici mesi precedenti: un calo del 12,3 per cento.
I furti sono passati da 1,3 milioni a 1,1 milioni, con una diminuzione di poco meno del 10 per cento.
Sul fronte specifico delle rapine in abitazione, poi, l’Istat nel suo ultimo report, con dati al 2017, registra una diminuzione dalle 3.491 denunce del 2012 a meno di tremila nello scorso anno.
Intervista al Ceo del gruppo svizzero. La fine del Quantitave easing è positiva, ma ora il mercato è in trasformazione, con le nuove tecnologie e la disponibilità di informazioni è cambiato tutto. Adesso i clienti possono fare confronti e valutazioni. Vincerà chi riuscirà a offrire servizi.
Quasi 2 miliardi di dollari da investire in pochi mesi: questa la cifra che dà la misura di come la cybersecurity, la difesa dagli attacchi informatici, sia diventata una priorità per l’economia mondiale. Ed è un bilancio appena parziale: gli 1,87 miliardi sono infatti il budget, per quanto a livello mondiale, di un solo settore industriale, quello dell’energia.
Il dossier di Lojack Italla registra una complessiva graduale contrazione dei furti (scesi nel 2017 sotto la soglia dei 100 mila, -7,6%) a fronte di una riduzione dei tassi di recupero “spontanei”, ovvero non determinati da dispositivi di sicurezza.
Oggi si riunisce il Consiglio dei ministri e, anche se l’argomento non è all’ordine del giorno, è possibile che a margine il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, discuta col ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e i vicepremier Di Maio e Salvini della Nota di aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza, che lo stesso governo approverà entro giovedì. Il Def conterrà le nuove stime di crescita del Pil (corrette al ribasso) e gli obiettivi di deficit e debito, cioè la cornice della legge di Bilancio 2019, che sarà varata entro metà ottobre e si aggirerà sui 25-30 miliardi. Spuntano intanto le penalizzazioni sulle pensioni: taglio dell’1-1,5% per ogni anno di anticipo rispetto a 67 anni.
Dalle 3.619 rapine in abitazione del 2013 — dato record dell’ultimo decennio — si è passati alle «appena» 708 denunciate soltanto alla polizia nel 2017. Un numero al quale devono essere aggiunte quelle sulle quali indagano o hanno indagato i carabinieri, ma l’impressione è che il crollo delle irruzioni in villa e in appartamento non sia legato soltanto ai duri colpi inferti dalle forze dell’ordine alle «paranze» italiane e straniere. Il sospetto è che ci sia in realtà un calo generalizzato di denunce.
Il welfare piace e convince sempre di più le aziende: una su due lo implementa, in particolare il 77,5% delle grandi realtà, il 35% delle piccole e il 55,6% delle medie. Nelle piccole, inizialmente ai margini del processo, cresce anche la propensione a farlo in un prossimo futuro e il 62,5%lo farà in due anni. Si aggiunga un dato: solo il 2,5% delle imprese dichiara che non intende sviluppare progetti (dati OD&M Consulting Gi Group, quinto rapporto Rapporto Welfare e secondo rapporto Wellbeing su un campione rappresentativo di 161 aziende e 516 lavoratori).
In questo scenario di sviluppo, resta una questione importante da affrontare.
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- Quota 100 per uscire dalle crisi d’impresa
Assicurare l’uscita anticipata dei lavoratori delle aziende in crisi con lo strumento “quota 100”. Per la platea di occupati tra i 62 e 64 anni, i tecnici del governo stanno studiando come prevedere in manovra un ritiro anticipato, senza penalizzazioni. Il divario rispetto all’assegno pensionistico che il lavoratore avrebbe maturato uscendo con i requisiti per la pensione di vecchiaia potrebbe essere volontariamente colmato dalle aziende che, a fronte di un’incentivazione fiscale, potranno versare i contributi ai fondi interprofessionali per un massimo di 5 anni; si pensa di creare una gestione ad hoc presso Fondimpresa.
L’offerta non richiesta di Covéa su SCOR non mancherà di animare il settore finanziario nei prossimi mesi. I suoi detrattori non cesseranno mai di stigmatizzare il mondo mutualistico, un mondo opaco, non soggetto al controllo del mercato … Ma così facendo si sposta lo sguardo dell’osservatore dalla preda all’attaccante. La società di ricerca indipendente OFG Recherche vuole contribuire al dibattito. Perché questa operazione ha il merito di aggiornare un sistema di governance ormai agli sgoccioli.
Le prime stime di Moody’s classificano il ciclone al settimo rango delle tempeste più distruttive. Florence costerà caro ma probabilmente meno di Harvey o Andrew. Secondo le prime stime dovrebbe costare tra i 38 e i 50 mld di dollari, cifra che comprende i danni materiali e il mancato guadagno per l’interruzione dell’attività.