E’ in titoli di Stato Più del 90% dei 510 miliardi di risparmio gestiti dal gruppo. L’ad Del Fante rivendica il sostegno fornito dalla società al Paese ma si tira indietro sul salvataggio Alitalia
di Anna Messia
Poste Italiane rivendica il ruolo di grande finanziatore del debito pubblico italiano con più di 450 miliardi investiti in titoli emessi o garantiti dallo Stato, ma si tira indietro per il salvataggio di Alitalia. Chiamato in audizione dalla commissione Trasporti della Camera il numero uno della società, Matteo Del Fante, ha alzato il velo sulle dimensioni del sostegno che il gruppo dà al Paese. A fine giugno scorso Poste Italiane è arrivata a gestire complessivamente 510 miliardi di euro risparmi degli italiani e il 63% di questi, ovvero circa 320 miliardi, sono rappresentati da libretti (105 miliardi) e buoni postali (216 miliardi).
Prodotti emessi, come noto, da Cassa Depositi e Prestiti ma che vengono distribuiti negli uffici postali e che servono poi a Cdp a finanziarie l’economia italiana e gli enti locali. Dal 2015 al 2017 c’era stato un deflusso pesante di risparmio postale, con una perdita di 10 miliardi l’anno. Poi, alla fine dello scorso anno, il trend è stato invertito grazie proprio alla strategia rivendicata dallo stesso Del Fante che con la Cassa Depositi e Prestiti ha rivisto la gamma prodotti e firmato una nuova convenzione per la distribuzione. «Un cambiamento di marcia fondamentale», ha detto il manager, «perché si tratta di risorse che vanno a finanziare il debito dello Stato». Ma anche la gran parte del restante 37% di quei 510 miliardi, che sono investiti in polizze assicurative, fondi comuni o conti correnti, confluisce poi, indirettamente, in titoli di Stato.
«Si tratta di altri 140 miliardi», ha spiegato del Fante, sottolineando che «compito di un’azienda come Poste sia quello di investire nei titoli del nostro Paese». L’obiettivo di Poste Italiane è di crescere ancora nel comparto del risparmio, ha aggiunto Del Fante presentando alla Commissione gli obiettivi del piano industriale al 2022 che prevede di dare vita ad una piattaforma aperta negli uffici postali, per offrire ai clienti i migliori prodotti di investimento del mercato. È avvenuto così nel comparto dei mutui, per esempio, dove prima Poste Italiane distribuiva esclusivamente prodotti di Deutsche bank , ma dallo scorso aprile si è aggiunto anche un accordo con Intesa Sanpaolo . Il gruppo sta continuando a lavorare per arricchire l’offerta con «polizze auto, salute e per la casa», ha ricordato l’amministratore delegato con l’obiettivo di passare da 400 mila a 2 milioni di contratti. Ma se la componente del risparmio, come quella dei servizio dei pagamento in cui il gruppo è leader, porta risultati molto positivi diverso è il caso del terzo pilastro su cui poggia Poste Italiane , quello del servizio postale, che causa invece pesanti perdite, pari a 1 miliardo l’anno.
Gli oneri del servizio universale (260 milioni l’anno), ovvero la compensazione che Poste incassa dallo Stato, non riesce infatti a coprire i costi e per bloccare il deflusso e far crescere il fatturato del Fante ha deciso di investire forte (1 miliardo di euro) per far decollare il settore del pacchi, concordano con i sindacati anche consegne serali e nei fine settimana. Durante l’audizione di ieri Del Fante ha anche smentito le voci che davano Poste in campo per Alitalia, dichiarando che non c’è nessun tipo di interessamento. (riproduzione riservata)
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