di Michael Wilkins – Head of Sustainable Finance di S&P Global Ratings
Eventi meteorologici sempre più frequenti e dannosi sono sintomo di un più ampio cambiamento del clima a livello globale. Poiché questi danni aumentano di anno in anno, i mercati hanno iniziato a prendere in considerazione i cambiamenti climatici più seriamente. I rischi ambientali e climatici (E&C) possono infatti influenzare la capacità e la volontà di un’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari.
Negli ultimi due anni, i fattori E&C hanno influito sempre più frequentemente sui rating delle imprese. Da luglio 2015 ad agosto 2017, i timori in ambito E&C sono stati materialmente rilevanti in 717 casi, ovvero poco meno del 10% dei rating esaminati in quell’arco di tempo. Questo dato è particolarmente significativo se consideriamo che nei due anni precedenti i fattori E&C erano rilevanti solo in 299 casi. Inoltre, in 106 casi su 717, la causa che ha determinato la variazione del rating è stato un fattore E&C.
L’aumento dei riferimenti ai fattori ambientali e climatici nei rating delle imprese potrebbe indicare che le preoccupazioni in ambito ambientale hanno un impatto sempre più significativo sulla qualità del credito. In tal caso, questo trend potrebbe derivare da alcuni cambiamenti nelle politiche ambientali o dal fatto che eventi meteorologici gravi si sono verificati con maggiore frequenza in tutto il mondo nell’arco dell’ultimo anno.
Mentre alcune delle 106 azioni di rating di S&P legate alla valutazione E&C, rilevate da metà 2015 a metà 2017, derivano da eventi specifici, le altre si basano sugli sviluppi che potrebbero verificarsi in un orizzonte temporale più lungo. Questo comporta due considerazioni: con il riscaldamento del pianeta, catastrofi naturali come siccità, inondazioni e tempeste possono diventare più frequenti; il cambiamento climatico sta facendo sì che si verifichino cambiamenti a lungo termine nella variabilità dei modelli meteorologici.
I settori in cui i rating sono maggiormente influenzati dai fattori climatici sono quelli del petrolio, delle utility regolamentate e il mercato libero del gas e dell’energia elettrica. Un altro trend è rappresentato dalla crescita del numero di azioni di rating positive in ambito E&C. Nel periodo 2013-2015, infatti, solo il 21% delle azioni di rating guidate da fattori E&C ha preso una direzione positiva. Al contrario, nel periodo 2015-2017, il 44% era positivo. Questa tendenza potrebbe riflettere le migliorie apportate negli ultimi anni alla gestione dei rischi E&C delle imprese. La Task Force sulle Comunicazioni Finanziarie legate al Clima (Tcfd) del Financial Stability Board ha identificato «l’efficienza delle risorse» come una delle diverse categorie per i rischi e le opportunità legati al clima.
L’efficienza delle risorse comporta la riduzione dei costi operativi, migliorando al contempo l’efficienza dei processi di produzione e distribuzione, degli edifici, dei macchinari e dei trasporti. Queste iniziative, unite alle nuove tecnologie, possono contribuire a un risparmio sui costi diretti nel medio e lungo periodo, oltre a supportare gli sforzi globali per ridurre le emissioni.
Un’altra categoria nella quale i fattori di rischio E&C potrebbero influenzare la nostra visione dell’affidabilità creditizia delle imprese è rappresentata dal rischio di settore. Per esempio, se consideriamo che i rischi ambientali o sociali (emergenti o in aumento) possono determinare il trend di crescita di uno specifico settore, possiamo anche rivedere la nostra valutazione del rischio per quel dato comparto, che a sua volta impatta i profili di rischio delle aziende con rating.
L’analisi del rischio del climate change è una scienza ancora in via di sviluppo che influenza l’entità e la frequenza di eventi meteorologici estremi. Ciononostante, non esiste un accordo sull’impatto quantitativo ed è inoltre molto difficile capire se i cambiamenti climatici abbiano effettivamente causato eventi meteorologici specifici. Prendiamo per esempio l’uragano Harvey: il ciclone tropicale più dannoso della storia, il primo in 12 anni a essersi generato in mare e ad aver successivamente colpito gli Stati Uniti, causando danni per un valore di quasi 200 miliardi di dollari.
Questo non significa che senza cambiamenti climatici il ciclone Harvey non si sarebbe verificato, ma è possibile che il fenomeno del climate change abbia aumentato le probabilità che accadano eventi di tale portata. Quindi, se da un lato i cambiamenti climatici potrebbero aumentare la possibilità che si verifichino eventi come l’uragano Harvey, dall’altro questi disastri naturali esisterebbero ugualmente.
Se dovesse continuare a espandersi, il cambiamento climatico potrebbe generare maggiori rischi E&C, che S&P inserirebbe nell’analisi dei rating delle imprese. In futuro continueremo a monitorare l’impatto dei fattori climatici e ambientali, considerando tutti i fattori rilevanti per il rischio di credito delle imprese. È possibile che il nostro approccio si evolva con l’aumento delle informazioni a disposizione, comprese quelle relative a cambiamenti climatici e scienze ambientali. (riproduzione riservata)
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