di Emanuele Micucci

Sulla normativa antisismica il Miur è fermo a 3 anni fa. Gli ultimi dati disponibili, infatti, sono relativi all’anno scolastico 2015/16. A rivelarlo è la relazione pubblicata ieri dalla Corte dei Conti sul «Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone a rischio sismico» previsto dalla Legge n. 289 del 2002. Un documento che, se rimanda il Miur alla fine 2018 per avere dati aggiornati al 2017 sulla normativa antisismica, lo boccia nel suo ruolo di controllo sullo stato di attuazione del Piano straordinario, più volte modificato e integrato in 3 programmi stralci e in uno di rimodulazione. La Corte dei Conti, infatti, per analizzare la gestione delle risorse e lo stato di attuazione del Piano si è potuta basare sui dati del ministero delle infrastrutture e trasporti (Mit), «dopo aver rivelato l’impossibilità di acquisire utili elementi informativi sullo stato di attuazione della legge in esame» sia presso il Miur sia presso l’ex Struttura di missione per l’edilizia scolastica presso Palazzo Chigi.

Analizzando i dati dell’Anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica del Miur, dove al 4 giugno scorso risultavano censiti 39.847 edifici attivi, 17.160, il 43%, sono in zona sismica 1 e 2, cioè dove possono verificarsi terremoti fortissimi e forti. Oltre il 50% di questi risale a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, il 1976. E solo il 21% delle scuole presenti in queste aree, 3.609, è progettato o adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Il restante 78,97%, cioè 13.551 edifici, non sono adeguati alla normativa antisismica: il 75,35% nella zona 1 (2.158) e 79,6% in zona 2 (11.393).

Nell’anno scolastico 2015/16 su 36.093 edifici 10.627 hanno un rischio sismico basso, di cui però 9.741 hanno la progettazione antisismica assente; dei 10.201 con rischio elevato 1.983 edifici non hanno progettazione antisismica; nei 12.677 a rischio medio alto solo 2.476 presentano la progettazione antisismica. Pertanto, conclude la Corte dei Conti, «il patrimonio edilizio scolastico risulta complessivamente di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo». E la «gravità» dello «stato attuale» «deve essere vista con forte preoccupazione, tenendo conto della più recente giurisprudenza in materia penale, che ha affermato la categoria dell’impossibilità di utilizzare gli istituti non a norma», determinando così «rilevanti rischi per l’organizzazione dell’attività didattica».
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