di Paola Valentini
Azioni e private equity sostengono i rendimenti dei family office, le strutture che custodiscono patrimoni e segreti di casa delle famiglie più ricche. Emerge dal Global Family Office Report 2017, lo studio realizzato da Ubs in collaborazione con Campden Wealth Research che approfondisce performance, investimenti e problematiche di questi operatori.
In particolare l’analisi, realizzata sulla base di una serie di interviste tra i titolari e i dirigenti di 262 family office in tutto il mondo, evidenzia che nel 2016 la performance degli investimenti è balzata al 7% dopo il misero +0,3% nel 2015. La ripresa dei rendimenti dei portafogli dei family office è stata trainata dalle azioni e dal private equity, che a loro volta sono stati controbilanciati dalla performance più modesta degli investimenti in immobili e hedge fund.
Le azioni quotate (27%) e il private equity (20%), quindi in quest’ultimo caso le partecipazioni in aziende non quotate, rappresentano attualmente quasi la metà degli investimenti medi. Tale quota è destinata a crescere ulteriormente poiché la maggior parte dei family office prevede di mantenere (60,6%) o di aumentare (21,3%) i propri investimenti in azioni dei mercati emergenti, mentre il 40,2% e il 49,3% intendono destinare una quota maggiore rispettivamente a fondi di private equity e co-investimenti.
“I family office hanno saputo sfruttare la propria capacità di assumere rischi e investire nel lungo periodo, accettando sempre più l’illiquidità, proprio come altri investitori sofisticati. I vantaggi di questo approccio più audace sono evidenti. I family office nordamericani hanno investito più di qualsiasi altra regione in strategie orientate alla crescita, una scelta strategica rivelatasi premiante vista la loro sovraperformance”, sottolinea Sara Ferrari , Head of Global Family Office Group di Ubs Sa.
Ma non mancano criticità e la maggiore riguarda la selezione degli asset manager migliori cui affidarsi. “Anche quest’anno notiamo che i family office stanno cercando di incrementare le proprie allocazioni negli investimenti diretti e nei co-investimenti. Tuttavia, molti di loro faticano a individuare operazioni interessanti e a trovare i giusti partner, e devono rispondere alle sfide poste dalla due diligence, poiché le proprie risorse interne sono spesso limitate. Alcuni dei family office che co-investono con successo ci hanno a loro volta riferito che effettuano le proprie operazioni avvalendosi di reti personali o scelgono di co-investire assieme a fondi per usufruire delle loro capacità di due diligence”, osserva Rebecca Gooch, Director of Research in Campden Wealth.
Altre sfide si ritrovano nella pianificazione della trasmissione dei grandi patrimoni. Secondo il rapporto dello scorso anno, il 69% dei family office prevedeva di effettuare un trasferimento generazionale del patrimonio entro i prossimi 15 anni.
Lo studio del 2017 esamina la questione in dettaglio ed evidenzia che quasi la metà dei family office (45,7%) non dispone ancora di un piano di successione, sebbene il 29,6% di questi afferma di essere in fase di allestimento. Un terzo (32,7%) ha già elaborato un piano di successione, mentre il 14,6% ha verbalmente concordato di predisporre un piano ma non lo ha ancora scritto.
In questo contesto i family office stanno adottando una serie di provvedimenti per preparare la generazione futura, tra cui un’esperienza lavorativa nell’ambito di un family office (57,9%) o esternamente come per esempio presso una banca d’investimento (44,3%), una formazione in investimenti strutturati (30,7%) o un impegno in attività filantropiche o di impact investing (37,9%). Inoltre, il tema «family governance e pianificazione successoria» costituisce attualmente la parte più importante dell’intera spesa per servizi professionali alle famiglie.
“Solo il 30% dei trasferimenti generazionali ha successo, si tratta quindi di un problema esistenziale. Notiamo un riconoscimento delle sfide legate al trasferimento del patrimonio e una crescente comprensione delle misure da adottare. I family office possono svolgere un ruolo cruciale nel mantenere l’unità famigliare quando si tratta di prendere decisioni e sviluppare talenti. Il ruolo strategico del family office non dovrebbe essere sottovalutato”, aggiunge Ferrari .
Sul fronte degli investimenti si nota una sempre maggiore sensibilità per i temi di sostenibilità. Oltre il 40% dei family office prevede di incrementare le proprie allocazioni nell’impact investing e negli investimenti basati su criteri ambientali, sociali e di corporate governance. Ciò conferma quanto emerso nel rapporto dello scorso anno, ossia che vi sarà un aumento delle richieste di partecipare all’impact investing da parte delle famiglie con figli nati dopo il 1980. Dei family office già attivi in quest’ambito, il 62,5% ricorre a investimenti privati e il 56,3% al private equity. I settori preferiti in cui investire sono la formazione, la tutela ambientale e l’efficienza energetica e delle risorse.
Quello dei family office è un mondo difficile da indagare perché poco incline a fornire dati pubblici. Sulla base della stima di Campden Research esistono 5.300 family office al mondo.
In crescita anche la filantropia, anche per via del crescente peso che assumono le nuove generazioni, in particolare i Millennials, ovvero le persone nate tra il 1980 e il 2000. ll family office medio che gestisce direttamente le attività filantropiche della famiglia ha dato 5,7 milioni di dollari negli ultimi 12 mesi. Quasi il 95% dei family office intende mantenere o aumentare i propri impegni in questo ambito nel prossimo anno. Per quanto riguarda le cause specifiche, la tutela ambientale e la povertà hanno ricevuto molta più attenzione, passando rispettivamente dal 33,3% al 41,7% e dal 34,7% al 41,7% tra il 2016 e il 2017.
“Sappiamo che la generazione dei Millennials sta contribuendo all’adozione di investimenti sostenibili e dell’impact investing. Man mano che rafforzerà le proprie competenze e assumerà maggior controllo, questo tema continuerà a crescere. Questa è un’opportunità per i family office di utilizzare le loro competenze in materia di investimenti per tradurre gli obiettivi sociali in rendimenti finanziari e modellare l’intento di una famiglia”, conclude Ferrari .
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