Investimenti in startup per sviluppare servizi innovativi
di Irene Greguoli Venini
Aviva investe per la digitalizzazione, sia interna al gruppo assicurativo, sia in start-up per sviluppare prodotti e servizi innovativi: per esempio app in grado di identificare le abitudini dei guidatori per proporre offerte su misura, o di monitorare l’attività fisica, tramite dispositivi indossabili, in modo da modulare il prezzo delle polizze vita, o soluzioni per consentire ai clienti con un unico strumento digitale di tenere sotto controllo tutte le proprie polizze e trovare risposta in tempo reale ai dubbi.
«Diventare una fintech per noi significa sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti per cambiare volto a un settore, quello delle assicurazioni, sentito come molto tradizionalista e difficile da comprendere», spiega Arianna Destro, chief customer officer di Aviva, gruppo assicurativo presente in 16 paesi che in Italia conta su 2 milioni di clienti. «Grazie alle nuove tecnologie infatti è possibile andare incontro alle esigenze di un consumatore che cambia e rispondere nel migliore dei modi ai suoi bisogni».
Per andare in questa direzione il gruppo ha stanziato 100 milioni di sterline (circa 108,5 milioni di euro) all’anno per la trasformazione interna, da investire nei digital garage di Londra, Singapore e Toronto. «Si tratta di vere Silicon Valley delle assicurazioni, fucine creative separate dalle sedi centrali, dove centinaia di tecnici, designer e creativi immaginano il futuro delle assicurazioni, ripensando agli strumenti di customer service e tenendo ben in mente l’obiettivo principale, che è quello di andare incontro alle esigenze dei consumatori, che stanno cambiando profondamente rispetto al passato», continua la manager. «E poi altri 100 milioni di sterline da investire entro il 2020 per intercettare le migliori start-up e le migliori tecnologie innovative che, appropriatamente sviluppate, possono fornire un valore aggiunto al mondo delle assicurazioni.
In Italia stiamo cercando di introdurre progressivamente le nostre innovazioni, tra cui il cruscotto digitale MyAviva per il monitoraggio delle proprie polizze. Stiamo, inoltre, sviluppando una partnership con PoliHub, l’incubatore di start-up del Politecnico di Milano, che sarà focalizzata sul customer service, per rinforzare il rapporto con il cliente grazie alla digitalizzazione».
L’obiettivo degli investimenti nelle startup è sviluppare poi prodotti e servizi che permettano una prevenzione del rischio, non solo attraverso la copertura assicurativa stessa. «Ne è un esempio l’app per smartphone sviluppata nel Regno Unito che abbinata a un Gps consente di registrare le abitudini dei guidatori. Grazie all’analisi dei big data derivanti dalla app si sono potuti identificare cluster di guidatori particolarmente prudenti, a cui offrire tariffe su misura. In futuro, grazie per esempio all’utilizzo di wearable, diventerà consuetudine avere prezzi diversi per le polizze vita per chi conduce una vita particolarmente attiva. Tali innovazioni, quindi, influenzeranno addirittura i meccanismi dei prezzi delle polizze».
Tra le startup finanziate c’è anche Roost, specializzata nel campo dei sistemi telematici domestici, oppure Owlstone Medical Ltd, società di diagnostica impegnata nello sviluppo di uno strumento in grado di individuare i primi sintomi di alcuni tipi di tumore.
A dimostrare che il settore è in fermento da questo punto di vista ci sono le stime di CB Insights, società americana di ricerca, che parla, nel 2016, di oltre 170 operazioni di finanziamento nell’insuretech (ovvero nell’ambito della trasformazione tecnologia del mondo delle assicurazioni) per un importo complessivo di 1,7 miliardi di dollari (circa 1,4 miliardi di euro).
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