Il 2016 ha confermato la progressiva crescita del maggior utilizzo degli strumenti di pagamento cashless in Italia, dando continuità al trend che aveva caratterizzato anche gli scorsi anni. Infatti, il numero dei pagamenti effettuati con strumenti diversi dal contante a livello nazionale è cresciuto del +8.7%.

Questa dinamica non trova però un corrispondente riflesso sui volumi complessivi, che risultano sostanzialmente stabili, registrando una variazione del +0.7%. A questo corrisponde una diminuzione dell’importo medio transato annuo, pari a 1.505 euro, rispetto ai 1.625 euro del 2015, proseguendo così il trend negativo iniziato nel 2011.

Se da un lato questi indicatori mostrano una costante seppur lenta crescita del comparto, dall’altro permane un certo ritardo rispetto al contesto internazionale in termini di diffusione degli strumenti di pagamento elettronici, visto che rispetto ai paesi europei il rapporto tra il valore delle transazioni effettuate con carte di pagamento e il Pil vede il nostro Paese ancora nelle ultime posizioni e ben al di sotto della media europea (13.6%). Infatti tale rapporto per l’Italia risulta pari al 9.6%, seppur in crescita rispetto alle precedenti rilevazioni.

Questo lascia presuppore ampi margini di sviluppo già nell’immediato futuro, con la direttiva PSD2 destinata ad avere un impatto rilevante.

Sono le principali evidenze della quindicesima edizione dell’Osservatorio sulle Carte di Credito realizzato da Assofin, CRIF e GfK, presentato a Milano.

 

Dall’analisi del livello di rischiosità del comparto delle carte di credito emerge, a maggio 2017, un tasso di sofferenza pari all’1.8%, in ulteriore diminuzione rispetto al 2.3% registrato nel 2016. Questo dato si inserisce in un trend di progressivo contenimento del rischio di credito osservato in questi ultimi periodi sia nel segmento retail che in quello corporate.

La contrazione del tasso di sofferenza è diffuso in tutte le macroaree del Paese con miglioramenti più consistenti per il Sud e Isole.

Il confronto tra 2016 e 2017 mostra una sostanziale stabilità del tasso di sofferenza medio nazionale per le carte con utilizzo rateale, che passa dal 7% al 6.9%.

L’analisi della domanda di carte di credito realizzata all’interno dell’Osservatorio Assofin-CRIF-GfK restituisce anche per il 2016 un quadro in stabilizzazione seppur con alcuni segnali di crescita.

In particolare, lo studio mostra che la domanda, da sempre fortemente concentrata nei segmenti elitari, si sta progressivamente allargando a target prettamente femminili, composto da donne di età media o giovane con istruzione alta o medio alta, caratterizzate dalla centralità che attribuiscono all’accrescimento culturale e professionale, ma senza perdere di vista l’importanza della famiglia.

Si conferma, inoltre, l’importante incidenza del segmento “giovanile”, orientato in particolare verso le carte prepagate quali strumenti in grado di coniugare sicurezza, semplicità e razionalizzazione del portafoglio carte.

 

Nella prima parte del 2017 il bacino potenziale costituito dalla totalità dei decisori attualmente non titolari di carta di credito risulta sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno. Questo bacino risulta piuttosto disomogeneo e al suo interno sono già presenti altri strumenti di pagamento elettronico, come la carta di debito, che ha raggiunto ormai un’ampia diffusione e che deve essere considerata a tutti gli effetti il vero competitor delle carte di credito.

Inoltre, i risultati dell’analisi confermano da un lato la perdurante passione degli italiani per il contante e, dall’altro, una lenta progressione verso un uso combinato di carte-contante. Su questo aspetto i nuovi dati ribadiscono i segnali positivi, indicando come la maggiore diffusione delle carte di pagamento elettroniche e delle carte di debito presso i non titolari di carta di credito si accompagni anche ad una ulteriore riduzione dell’uso del contante nei pagamenti. In conclusione, il cammino verso una cashless society in Italia mostra segnali incoraggianti ma, allo stesso tempo, sembra essere molto lento.

I nuovi strumenti di pagamento digitali sembrano destinati a determinare un profondo cambiamento nei comportamenti dei consumatori, anche alla luce dell’interesse che già oggi fanno registrare le APP legate alla gestione del bilancio famigliare, al trasferimento “one click” di denaro tra privati e al pagamento dei merchant attraverso lo smartphone. E l’entusiasmo non coinvolge solo i “Millennials”: le intention sono molto alte anche nella Generazione X e tra i Boomers.

Ma la vera sfida è quella relativa all’offerta che, in uno scenario fortemente caratterizzato dall’ingresso aggressivo di nuovi player “digital”, deve riuscire a rivolgersi ad ampi segmenti di popolazione target customizzando l’offerta sul singolo individuo, comprendendone con precisione le esigenze, i bisogni e le necessità. Questo vale ancora di più all’alba di una nuova era, quella dello sviluppo dei pagamenti digitali che la Direttiva PSD2 e le sue conseguenze potrebbero portare già nell’immediato futuro.La PSD2, che entrerà in vigore il prossimo 13 gennaio 2018, si inserisce nell’ambito degli interventi di modernizzazione del quadro legislativo del mercato europeo dei pagamenti al dettaglio, volti a sviluppare sistemi di pagamento elettronico sicuri, efficienti, competitivi e innovativi per consumatori e imprese. Nello specifico, nasce dalla duplice esigenza di garantire, da un lato, una maggior tutela per gli utilizzatori dei servizi di pagamento e, dall’altro, dare certezza del quadro normativo da applicare ai nuovi market players – le cosiddette Terze Parti – regolamentandoli nella categoria degli istituti di pagamento.

Tra i principali interventi normativi si riscontra, infatti, l’aggiunta alla lista dei servizi di pagamento tradizionali di tre nuovi modelli operativi, ossia i “Payment Initiation Service Provider”, gli “Account Information Service Provider” e i “Card Issuer Service Provider”, che potranno essere offerti non solo dagli operatori tradizionali del mondo finanziario, ma anche da nuovi potenziali attori quali, ad esempio, le Fintech.