di Edoardo Narduzzi
La Banca dei regolamenti internazionali ha scritto in un report quello che da alcuni mesi spiego nella presentazione dell’Ico, Initial coin offering, che sto organizzando. Saranno le banche centrali ad emettere le criptovalute nel prossimo futuro disintermediando le banche commerciali di una loro funzione core: la raccolta del risparmio. Sembra fantascienza ma tra qualche anno tutti noi avremo un conto gestito con la tecnologia blockchain acceso presso la nostra banca centrale. Questo conto abiliterà pagamenti peer-to-peer, cioè senza intermediari, trasferimenti e gestirà anche tutte le relazioni finanziarie tra imprese e dipendenti. Ad esempio il pagamento degli stipendi avverrà tramite un file transfer dalla singola impresa alla banca centrale, contenente tutte le informazioni sul quanto dovuto ai singoli dipendenti, e sarà la stessa banca centrale ad accreditare, sotto forma di unità di conto di criptomoneta, lo stipendio sul wallet digitale da lei gestito per conto del singolo dipendente.
Evasione fiscale e riciclaggio saranno molto meno agevoli da praticare e il contante di fatto sparirà. Certo, ci vorranno molti anni ancora perché la legalizzazione della criptomoneta si possa completare. Del resto, i postini e la posta fisica ancora esistono almeno 30 anni dopo l’invenzione commerciale della e-mail.
Le banche centrali non avranno problemi a convivere con le criptovalute, che anzi sono un formidabile strumento di semplificazione dei processi e anche di trasmissione della politica monetaria non più filtrata dalle banche commerciali. Se la Bce vorrà comprare titoli di Stato, potrà farlo ritirando Btp dai singoli individui e accreditando loro i wallet di nuove criptomonete. Nella morsa dell’evoluzione tecnologica sono catturate le banche commerciali che, dopo molti secoli di glorioso servizio, al pari di moltissimi altri intermediari dell’economia degli atomi e della materia, sono destinate a reinventarsi la loro missione. Con le criptomonete diventano intermediari meno utili nella gestione del risparmio e dei pagamenti, perché la banca centrale può attrezzarsi per fare praticamente tutto da sola presidiando le piattaforme di servizio in maniera centralizzata.
Magari possono reinventarsi come outsourcer della banca centrale per gestire alcuni processi dietro compenso, ma il mondo delle filiali e dei brand commerciali è già entrato in una nuova stagione. Le parole chiave per capire il business inventato dal web sono due: decentralizzazione e peer-to-peer. La prima elimina un controllo centrale ed esalta gli effetti network, mentre la seconda abilita relazioni senza intermediari. Dietro ogni brand di successo della rivoluzione di Internet c’è la capacità di valorizzarle.
Con le criptovalute un terzo elemento si aggiunge: la blockchain. Consacra la decentralizzazione e cripta il peer-to-peer. Favorisce un livello più evoluto e sofisticato di quella che Yuval Noah Harari, autore del libro Homo Deus, ha definito come la caratteristica che ha favorito il successo planetario dello Homo sapiens: cooperating flexibly, cioè la cooperazione flessibile.
È sufficiente avere un po’ di pazienza per scoprire come le banche centrali useranno questa tecnologia per accompagnare il mondo oltre le banche commerciali. (riproduzione riservata)
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