99 miliardi di euro – pari indicativamente al 6% del PIL nazionale – è la cifra che i circa 25 milioni di italiani, futuri pensionati tra il 2017 e il 2057, dovranno risparmiare annualmente per assicurarsi uno standard di vita adeguato al termine della vita lavorativa.
È quanto emerge dall’indagine Mind The Gap (2016) di Aviva che ha analizzato il gap dei piani pensionistici europei, con valori espressi in percentuale sul PIL 2016, per valutarne l’adeguatezza al sostentamento dei cittadini al termine della vita lavorativa.
Nei prossimi 40 anni, oltre un quarto dei cittadini europei andrà in pensione. Secondo lo studio – che ha esaminato la situazione europea complessiva, con un focus specifico su Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Lituania, Polonia e Regno Unito – saranno necessari risparmi per 2.000 miliardi di euro l’anno (pari al 13% del PIL europeo 2016) per colmare il gap previdenziale (nel 2010 il gap era di 1.900 miliardi di euro).
Il rapporto del gap previdenziale sul PIL italiano (6%) è il più basso tra i Paesi europei analizzati, con uno scarto di oltre 10 punti percentuali rispetto al più alto, quello della Spagna (17%), verosimilmente in virtù del sostegno fornito dallo stato. La spesa pubblica italiana per le pensioni, infatti, attualmente ammonta al 15,8% del PIL, a fronte di una media OCSE pari al 7,9% .
Inoltre, nonostante il tasso di sostituzione – reddito da pensione calcolato in percentuale sull’ultimo stipendio – sia inferiore al 70% suggerito dall’OCSE, l’Italia si colloca tra le prime posizioni della classifica europea (49%), preceduta solo da Polonia (58%) e Francia (53%).
Per via dei livelli di risparmio inadeguati, tuttavia, i tassi di sostituzione sono destinati a diminuire ulteriormente; anche in Italia, dove si stima che il tasso si attesterà al 44% nel 2047.
Lo studio è stato affiancato da un’indagine sulla propensione al risparmio, Consumer Attitudes Survey (CAS), che evidenzia come la metà degli europei intervistati tema di non percepire denaro a sufficienza al momento della pensione, ma solo un terzo stia prendendo provvedimenti.
In Italia, a fronte del 44% che esprime preoccupazione, solo il 35% si sta preparando. Interrogati su come finanzieranno il proprio pensionamento, gli italiani rispondono con un mix di strategie. Tra le principali: il 33% utilizzerà la prima casa come fonte di reddito, il 19% ricorrerà alla pensione privata, il 18% sta risparmiando regolarmente e,il 17% ricorrerà al lavoro oltre l’età pensionabile.
Viste le somme ingenti, l’azione governativa non potrà colmare il divario, se non unitamente a una maggiore propensione al risparmio da parte dei cittadini.
Alberto Vacca, CEO Life Entities and Chief Investment Officer di Aviva in Italia ha commentato: “Oggi più che mai, il gap pensionistico è una questione di primaria importanza non solo per l’Italia, ma per l’Europa intera. Per risolvere questo problema, è auspicabile che tutti maturino prima possibile la consapevolezza di dover integrare i propri contributi pensionistici con altre forme di risparmio. I governi e gli operatori di settore dovranno lavorare insieme per orientare le persone nelle scelte e offrire loro le soluzioni più idonee“.
Lo studio (che si può leggere cliccando qui) si conclude con un’analisi delle aree di intervento da parte di legislatori, società ed enti pensionistici che possano incoraggiare il risparmio, favorendo innanzitutto la stabilità dei sistemi previdenziali nazionali, l’accesso a piani pensionistici integrativi, la formazione in ambito finanziario e l’informazione ai cittadini sulla propria situazione personale.