di Luca Gualtieri
Che il divorzio tra la Popolare di Vicenza e Cattolica non sarebbe stato semplice era chiaro fin dall’inizio. Ad agosto l’annuncio a sorpresa della compagnia
assicurativa veronese ha spiazzato i nuovi vertici di Bpvi, sia per gli effetti strategici sia per quelli più strettamente finanziari della decisione. Solo nell’ultima
semestrale l’istituto ha dovuto svalutare la partecipazione in Cattolica (15,07%) per 229,9 milioni, importo a cui vanno a sommarsi 80,9 milioni per rischi e potenziali oneri connessi all’esercizio del diritto a vendere alla banca le quote in Berica Vita, Cattolica Life Dac e Abc Assicura. Ecco perché già da qualche giorno ai vertici dell’istituto ora controllato dal fondo Atlante si discute su decise contromosse. Il tema sarebbe stato introdotto già nell’ultima riunione del consiglio di amministrazione, ma dovrebbe essere oggetto di un approfondimento nel corso dell’incontro previsto per lunedì prossimo (26 settembre). In quella sede il board potrebbe
incaricare uno studio legale di esaminare il dossier per arrivare in tempi rapidi a una decisione. Secondo fonti finanziarie, il mandato potrebbe andare allo studio Gatti Pavesi Bianchi, che già lavora sull’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici della banca. L’intento sarebbe contestare i presupposti per il legittimo esercizio del recesso, anche alla luce del fatto che la trasformazione in spa non è stata una scelta autonoma di Bpvi ma una mossa obbligata imposta dalla legge. Si vedrà
quale sarà l’esito della vicenda. Quel che è certo è che la banca non percorrerà soltanto la strada dello scontro legale. L’auspicio ai vertici di Bpvi sembra essere
quello di ricucire lo strappo di agosto e di ricostruire l’alleanza, magari su presupposti diversi ri-spetto al passato. Evitare il divorzio sarebbe del resto la soluzione più semplice, anche alla luce dei buoni rapporti che sono sempre intercorsi tra i due gruppi veneti. Va da sé però che, se la riconciliazione non avrà luogo, Vicenza
dovrà individuare un nuovo alleato nel settore assicurativo. In questo caso la scelta potrebbe essere compiuta d’intesa con la vicina Veneto Banca (anch’essa control-
lata da Atlante) con l’obiettivo di mettere in campo una strategia comune. Le sinergie saranno certamente un ingrediente importante della strategia messa in campo
da Quaestio sgr. Non solo nelle polizze ma anche ad esempio nel credito al consumo o nell’asset management. La gestione delle due banche comunque dovrebbe restare separata e dunque non dovrebbe verificarsi alcuna fusione.
L’ipotesi di un’integrazione era spuntata nelle scorse settimane e ha goduto di un certo favore nella politica locale per ragioni di carattere più campanilistico
che industriale. Concretamente però la soluzione sarebbe molto scomoda, perché rischierebbe di complicare una fase di rilancio già molto delicata. I cantieri di
integrazione potrebbero infatti di sottrarre energie preziose al management, con potenziali ricadute negative sul processo di turnaround. (riproduzione
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