Una delle priorità del Governo è l’aumento delle pensioni minime. Tanto è vero che secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, l’argomento rientrerà nella prossima manovra finanziaria: “In qualche misura ci sarà l’aumento delle pensioni minime. Dobbiamo trovare la modalità e le forme”.
I prossimi giorni saranno cruciali per mettere a fuoco i punti chiave della riforma delle pensioni annunciata da Poletti. I fondi a disposizione non sono infatti sufficienti ad attuare tutte le proposte in discussione e servirà un lavoro di analisi per stabilire le misure principali da mettere subito in cantiere.
Secondo il ministro Poletti il pacchetto comprenderà sicuramente l’aumento delle pensioni minime, argomento diventato centrale per il Governo che punta ad aumentare l’assegno per aiutare le persone maggiormente in difficoltà. Se questo è il campo di azione generico, non sono stati ancora stabiliti i paletti ove far rientrare i beneficiari.
Il punto chiave delle novità normative riguardanti il sistema pensionistico sarà l’APE, acronimo di anticipo pensionistico. Poletti ha confermato che il Governo vuole trovare la soluzione per permettere ai lavoratori di essere liberi di scegliere e decidere quale sia il giusto mix: “Vogliamo rendere più aperto e flessibile questo strumento perché lo consideriamo uno strumento di libertà”.
L’operazione coinvolgerà i lavoratori uomini dipendenti ed autonomi (e le lavoratrici del pubblico impiego) in possesso di 63 anni di età; 62 anni le donne dipendenti del settore privato; 62 anni e 6 mesi le lavoratrici autonome o parasubordinate a partire dal 1° gennaio 2017. E sarà fatta con prestiti da parte di banche e assicurazioni attraverso l’Inps, che dovranno poi essere restituiti a rate dagli interessati. Il meccanismo studiato dal Governo, a differenza delle altre proposte elaborate da Inps e da diversi gruppi politici, si basa, infatti, su un prestito che deve essere restituito una volta raggiunta l’età pensionabile attraverso un prelievo sulla rata della pensione, applicato direttamente dall’Inps, per i successivi venti anni. Sino al completo rimborso del capitale e degli interessi alle banche che hanno fornito la provvista per l’anticipo.