di Rosario Murgida MF-Dowjones
Volkswagen ha messo a punto nel giro di brevissimo tempo un «piano esaustivo» per risolvere lo scandalo del Dieselgate. Le autorità tedesche hanno fissato per il prossimo 7 ottobre il termine ultimo per la presentazione di un progetto per risolvere il problema, ma secondo quanto riferito dal neo amministratore delegato Matthias Mueller sarebbe già stato delineato da una squadra di project-manager appositamente costituita.
Il team ha stabilito «un piano d’azione globale» durante lo scorso weekend e ha previsto di informare a breve i clienti delle modalità per riparare i veicoli. A ottobre, ha spiegato ancora il neo-ad, Volkswagen presenterà le soluzioni tecniche al problema perché siano approvate dalle autorità competenti. Dopodiché la società si organizzerà per procedere con la riparazione delle auto coinvolte.
Ieri pomeriggio si è invece tenuto a Bruxelles un incontro tra Herbert Diess, numero uno del brand Volkswagen, ed Elzbieta Bienkowska, commissario europeo per l’Industria e l’Imprenditoria, per discutere della crisi che ha colpito il colosso automobilistico tedesco. «Ci aspettiamo che Volkswagen dia spiegazioni sulla situazione», ha affermato il portavoce della Commissione Europea, Ricardo Cardoso. «La Commissione vuole fatti e vuole andare in fondo». Oggi è invece in programma una nuova riunione del comitato direttivo di Volkswagen per discutere uno dei primi rapporti interni sullo scandalo della manipolazione dei software per il controllo delle emissioni di vetture diesel.
I membri di maggior rilievo del comitato sono gli azionisti di riferimento Wolfgang Porsche, nipote dell’inventore del Maggiolino (Ferdinand Porsche), Stefan Weil, primo ministro del Land della Bassa Sassonia, e tre rappresentanti sindacali. Il direttivo si riunisce tradizionalmente per preparare le decisioni da discutere negli incontri del consiglio di sorveglianza, ma in questo caso non è in programma alcuna riunione del massimo organo di vigilanza della casa automobilistica. Al contrario, secondo le fonte, il comitato sta agendo come unità di crisi per velocizzare le iniziative messe in atto da Volkswagen per venire a capo della peggior crisi in 78 anni di storia della casa automobilistica. Per risolvere il Dieselgate, Volkswagen deve però cambiare la sua cultura d’impresa come chiesto da Mueller rivolgendosi a tutti i dirigenti. «Niente può giustificare l’inganno e la manipolazione», ha affermato Mueller in un discorso alla dirigenza. «L’oltraggiosa condotta in Volkswagen venuta alla luce nei giorni scorsi mi fa male e mi infastidisce immensamente». L’obiettivo è «riconquistare la fiducia persa. Ciò richiede un chiarimento senza compromessi e un miglioramento delle strutture di governance e compliance», ha aggiunto il top manager, facendo presente ai dirigenti «la lunga strada e il molto lavoro da fare». Volkswagen nei giorni scorsi ha ammesso di avere installato un software per aggirare i test sulle emissioni in oltre 11 milioni di veicoli, di cui 5 milioni del brand omonimo 2,1 milioni della marca premium Audi, 1,8 milioni di commerciali leggeri, 1,2 milioni della ceca Skoda e altri 1,2 milioni della spagnola Seat . Siccome però il software non è stato attivato in tutti i veicoli, la casa prevede che saranno molte meno le vetture interessate dallo scandalo, ma comunque nei prossimi giorni i clienti saranno adeguatamente informati. Mueller ha anche ringraziato il suo predecessore Martin Winterkorn, che dopo otto anni al timone della casa automobilistica ha rassegnato le dimissioni a causa delle pressioni e delle critiche arrivate dopo lo scoppio dello scandalo. L’ex ad ha sempre ribadito di non essere mai stato a conoscenza delle irregolarità riscontrate dalle autorità Usa. (riproduzione riservata)