La Funzione Attuariale, introdotta nell’ordinamento italiano dal nuovo Codice delle Assicurazioni, rappresenta un ruolo fondamentale per le imprese assicurative europee. Questo ruolo viene specificatamente attribuito a un professionista tra i più richiesti nel mondo, così come nel nostro Paese: l’attuario.
La normativa di recepimento delle indicazioni europee legate al nuovo regime di solvibilità, conosciuto come “Solvency II”, ha indicato anche in Italia l’attuario iscritto all’Albo come professionista adeguato a ricoprire tale incarico, in quanto già dotato di tutte le capacità professionali necessarie, derivanti non solo dal percorso di studi, ma anche dal fatto di essere iscritto ad un Albo professionale che ne tutela la qualità delle prestazioni nonché – in modo obbligatorio – la formazione continua.
L’Ordine degli Attuari, che si sta preparando a tale importante passo per la professione, da tempo ha approfondito a tutti i livelli il ruolo e i compiti della Funzione Attuariale, cui ha dedicato documenti ufficiali focalizzandone l’attività, l’organizzazione, l’indipendenza e l’autonomia. Sono stati indicati anche alcuni requisiti che risultano più stringenti di quelli previsti dalla normativa; proprio perché, responsabilmente, l’Ordine riconosce la delicatezza e l’importanza del ruolo e pertanto si preoccupa che l’attuario destinato a tale incarico sia adeguato e preparato, tenendo conto anche dell’esperienza maturata.
Su questi temi, nelle due lettere al mercato che ha dedicato sinora alla Funzione Attuariale, la stessa Autorità di Vigilanza si è già per larga parte ritrovata. Ma c’è un altro aspetto sul quale l’Ordine intende porre una particolare attenzione: l’attuario non è un mero calcolatore, ma un gestore di rischi attraverso un approccio certamente quantitativo, fatto però anche di idee, progettualità, esperienza e managerialità. Gli attuari intendono interpretare il ruolo proprio con questo spirito complessivo: per diventare sempre più parte attiva e proattiva della governance delle imprese di assicurazioni, e non solo con riferimento al delicato problema della solvibilità.
“In tale contesto – afferma Giampaolo Crenca, Presidente del Consiglio Nazionale degli Attuari – l’Ordine non solo è impegnato ad aumentare i propri standard qualitativi di formazione, ma intende sottolineare e rimarcare il ruolo chiave dell’attuario come risk manager non soltanto nel campo assicurativo, ma anche nelle imprese finanziarie e non. L’attuario infatti è un professionista che possiede integralmente, per il percorso di studi svolto, l’approccio mentale e gli strumenti quantitativi per identificare, misurare e gestire i rischi. In tal senso l’attuario si propone quindi come una figura chiave e strategica pienamente coinvolta nella governance delle Compagnie di Assicurazioni.”
Con la stessa rilevanza ed importanza, che assume anche un connotato storico risalente a quasi un secolo fa, l’attuario continua ad avere nella dinamica dell’equilibrio tecnico-economico di una Compagnia di Assicurazioni un ruolo chiave in altri molteplici aspetti, primo fra tutti il controllo di terzietà sui premi delle tariffe praticate e sulle corrispondenti riserve tecniche da accantonare nel bilancio di esercizio, a garanzia di due poste fondamentali e quindi anche della solvibilità.
“A prescindere da qualsiasi norma o regolamento – precisa ancora Crenca – il controllo di terzietà su tariffe e riserve resta una questione essenziale di cui una Compagnia di Assicurazioni non può fare a meno, data l’importanza delle poste in gioco; le Compagnie sanno quindi che possono sempre contare sulla storica e consolidata professionalità dell’attuario per tali delicati controlli”.