di Gabriele La Monica MF-DowJones
Con l’acquisto di PartnerRe è arrivata a compimento la rivoluzione di Exor , che ora attende l’ipo di Ferrari per metà ottobre. Lo ha spiegato ieri John Elkann in conferenza stampa a Montecarlo, dove in questi giorni è riunito il gotha delle riassicurazioni. «Non ci sono grandi investimenti all’orizzonte; la rivoluzione della società è terminata», ha dichiarato il presidente di Exor .
Con la fine del cosiddetto periodo di goshop, durante il quale il cda di PartnerRe ha potuto sollecitare offerte concorrenti a quella da circa 7 miliardi di dollari presentata da Exor , la partita per la società di riassicurazione statunitense si può dire conclusa. Elkann, che quella partita l’ha vinta, ha spiegato che il dossier PartnerRe ha anche una natura generazionale: «Rappresento la quinta generazione della famiglia nella società e l’impegno che la mia generazione prende è quello di sostenere il gruppo», ha spiegato, ricordando che Exor era presente nel capitale di PartnerRe al momento del lancio, nel 1993, con una piccola quota, poi dismessa. «Se si guarda indietro», ha aggiunto, «è incredibile quello che PartnerRe ha generato. La società è andata talmente bene che forse abbiamo fatto male a uscire allora, comunque siamo felici di essere tornati. I prossimi 20 anni saranno altrettanto grandiosi, se non migliori degli ultimi 20.
Seguiremo una politica molto differente della distribuzione degli utili, molta parte dei quali rimarranno nella società». Exor ha fatto sapere che investirà nella compagnia di riassicurazione fino al 67% dei profitti annui. «Per il resto», ha proseguito Elkann, «non ci saranno cambiamenti, perché PartnerRe è già leader, dunque la prosecuzione del cammino è l’obiettivo che ci siamo posti. La ragione per cui abbiamo investito circa 7 miliardi dollari è che siamo molto ottimisti sul business». Elkann ha quindi ricordato i sei mesi della campagna d’America. «Abbiamo combattuto molto duramente per essere qua con Emmanuel (Clarke, presidente di PartnerRe, ndr) e voi. Entro il primo trimestre 2016 Exor entrerà in pieno possesso della società».
Dal canto suo Clarke ha ricordato che PartnerRe «ha avuto alcuni mesi di incertezza, ma ora questo periodo è finito e ne inizia uno nuovo. L’accordo con Exor prevede il mantenimento del marchio e della nostra identità con il nostro nuovo socio privato di lungo termine. Quella di Exor è chiaramente una posizione di lungo termine e non certo da private equity e ciò darà stabilità. La riassicurazione è un business di lungo termine e che non ama sorprese. La solidità finanziaria è aumentata con l’impegno di Exor di lasciare una parte degli utili all’interno della società». PartnerRe, ha aggiunto Clarke, crescerà, ma non per linee esterne. «Noi», ha aggiunto, «abbiamo l’ambizione di continuare a crescere ed essere uno dei leader dell’industria. Il nostro obiettivo è entrare tra i primi quattro gruppi al mondo della riassicurazione per capitale», ha concluso il presidente di PartnerRe, gruppo che oggi occupa la sesta posizione. «Abbiamo avuto mesi di distrazione. Guarderemo alla crescita organica, non ci sono necessità urgenti di acquisizioni. Non sono previste operazioni di M&A nell’immediato futuro», ha ribadito sottolineando che nella riassicurazione, oltre alle economie di scala, è importante la rilevanza della società. «Non è questione di grandezza in sé ma di rilevanza: bisogna insomma abbastanza grandi da poter coprire rischi rilevanti». Riguardo al business, Clarke ha voluto sottolineare che «la compagnia non avrà un modello ibrido» che comprenda assicurazioni e riassicurazioni. «Vogliamo rimanere riassicuratore puro per non ritrovarci a essere concorrente dei nostri clienti». (riproduzione riservata)