di Francesca Vercesi
Il totale degli asset dei 300 più grandi fondi pensione a livello mondiale nel 2013 è cresciuto del 6% (rispetto al 10% nel 2012) per raggiungere un nuovo massimo di circa 15mila miliardi di dollari (circa 14mila miliardi nel 2012).. Dal 2004 gli asset a livello globale sono raddoppiati.
Dal 2008 il rapporto asset globali sul Pil è cresciuto dal 61% al 78%. È quanto emerge dall’indagine annuale Pensions & Investments di Towers Watson. Emerge che, a livello regionale, i fondi di Sud America e Africa, cresciuti di oltre il 16% negli ultimi 5 anni (partendo però da una base bassa), hanno avuto il più alto tasso di crescita rispetto a Europa (12%), Nord America (circa il 6%) e Asia-Pacifico (intorno al 5%). L’indagine mostra anche che i più grandi 300 fondi pensione al mondo rappresentano circa il 47% del patrimonio previdenziale globale. I fondi a prestazione definita (DB) rappresentano il 67% del totale dei patrimoni in gestione, rispetto al 75% di cinque anni fa. Durante il 2013, gli asset dei DB sono cresciuti di circa il 3%, a un livello decisamente diverso rispetto al 15% dei fondi di riserva (che sono costituiti da un governo nazionale per garantire i pagamenti delle pensioni, non hanno espliciti oneri e dunque non sono né DB né DC, ndr), ai piani a contribuzione definita (DC) (oltre il 9%) e agli ibridi (oltre 8%). «Il Quantitative easing ha dato una spinta a favore dei mercati azionari negli ultimi 5 anni che, supportata da politiche monetarie favorevoli, è continuata nel 2013. Questo ha chiaramente aiutato i fondi data la loro persistente ed elevata esposizione ai titoli azionari. Nonostante le alte prestazioni dell’equity, numerosi fondi pensione, in particolare quelli più maturi, hanno continuato a diversificare in altre classi di attività per ridurre i rischi dei loro portafogli. Inoltre è riconosciuto che il Qe e i bassi tassi di interesse non dureranno per sempre e che la recente ed eccezionale crescita dei mercati azionari difficilmente si ripeterà nel 2014 o 2015», commenta Alessandra Pasquoni, responsabile per l’Italia dell’Investment Consulting di Towers Watson. Secondo la ricerca, gli Stati Uniti restano il Paese con la maggiore quota di attività gestite da fondi pensione, pari al 36%. Il Giappone ha la seconda più grande quota di mercato pari a circa il 13%, in gran parte grazie al Government Pension Investment Fund (Gpif). Tale fondo, sempre in cima alla classifica (una posizione che ha tenuto per gli ultimi dieci anni), ha un patrimonio di circa 1.200 miliardi di dollari. L’Olanda, con il 7%, detiene la terza più grande quota di mercato, mentre Norvegia e Canada sono rispettivamente quarta e quinta con oltre il 6% ciascuno. L’indagine mostra che nel corso degli ultimi cinque anni 38 nuovi fondi pensione sono entrati nel ranking e, su base netta, i Paesi che hanno contribuito con più nuovi fondi sono stati Australia (3 fondi), Corea del Sud, Russia, Polonia, Colombia e Canada (con 2 fondi). Nello stesso periodo, gli Stati Uniti hanno ridotto di 12 unità la loro presenza nella classifica, rimanendo comunque, grazie a 126 fondi, il paese con il numero più alto di fondi pensione. A seguire il Regno Unito con 26 fondi, Canada (19), Australia (16), Giappone (14) e Paesi Bassi (13). Conclude la Pasquoni: «nonostante ci siano ancora numerose questioni strutturali, la continua crescita della maggior parte dei mercati pensionistici è davvero incoraggiante. Nel corso del 2013 abbiamo ritenuto che un certo numero di sviluppi positivi presagisse la fine della crisi finanziaria globale e, come è poi emerso, la ripresa economica mondiale ha continuato a guadagnare slancio nel 2014. È interessante notare che i 13 principali mercati pensionistici rispetto a dieci anni fa hanno raddoppiato le dimensioni e che gli asset dei fondi pensione attualmente rappresentano circa il 78% del Pil mondiale, cifra nettamente superiore al 61% registrato nel 2008». Da un punto di vista del tasso di crescita, un fondo norvegese e alcuni fondi cinesi, a fine 2013, hanno avuto la più alta crescita in cinque anni, pari al 20% in termini di dollari. Nello stesso periodo i primi fondi di Corea del Sud, Cile e Australia, sono cresciuti rispettivamente del 19%, 17% e 15%, sempre in termini di dollari. I fondi giapponesi hanno registrato in cinque anni il tasso di crescita più basso, pari all’1% in termini di dollari. I Fondi sovrani continuano a essere ben presenti in classifica; 27 di essi, con un valore di circa 4.200 miliardi di dollari, rappresentano il 28% dei patrimoni. (riproduzione riservata)