Il futuro delle casse di previdenza passa anche e soprattutto dal welfare. Ma il peso delle passività e dei diritti acquisiti sullo sviluppo di un sistema di assistenza specifico dei professionisti è oggettivo. Secondo Andrea Camporese, presidente dell’Adepp, «lo sviluppo di un sistema di welfare passa anche per altre leve, come una fiscalità meno pesante che liberi risorse, o sistemi solidaristici come per esempio sulle performance degli investimenti, in modo da utilizzare parte dell’attivo in termini compensativi e solidaristici». Ma serve anche un atteggiamento diverso da parte dello stato nei confronti dei fondi previdenziali che, come concordato dall’Ocse e dall’Europa, sono investitori di lungo e lunghissimo periodo. «Per questo motivo», prosegue Camporese, «vanno tassati il minimo possibile e devono essere aiutati a mantenere al loro interno le plusvalenze, in modo da generare beneficio al paese e una nuova equità nei sistemi. Si tratta di un tema che va sviluppato enormemente e nel quale si può trovare una parte delle compensazioni che oggi le casse non riescono a individuare».
La sentenza della Cassazione affronta un tema molto rilevante. «La questione del rapporto tra generazione e la sostenibilità tra sistemi non scompare in seguito alla decisione della Corte: è indubbio», continua Camporese, «che certe condizioni di “miglior favore” affidate a generazioni precedenti si scarichino su quelle successive. Così come lo stato dell’economia degli ultimi anni nel paese ha aggravato questa situazione. Bisogna quindi trovare un nuovo punto di mediazione tra le generazioni e la sostenibilità dei sistemi, individuando meccanismi di compensazione che attenuino questo gap».
Da qui la proposta di un tavolo tecnico: «Bisogna mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, che riguardano la sostenibilità tecnico-attuariale, l’andamento dell’economia reale e quindi del flusso contributivo, l’andamento demografico, il peso dei diritti acquisiti. È necessario», conclude Camporese, «trovare un nuovo punto di equilibrio, perché se scomponi il puzzle rischi di essere punitivo nei confronti di qualcuno e fare scelte particolarmente pesanti».
Si dice preoccupato per l’aggravarsi del conflitto intergenerazionale Mauro Marè, docente di scienza delle finanze presso l’università della Tuscia e presidente del Mefop: «Ritengo vi siano dei segnali molto forti e preoccupanti in questo senso. L’ultima indagine della Banca d’Italia sulla ricchezza e il risparmio delle famiglie italiane», evidenzia l’esperto, «ha messo in rilievo dati impressionanti: i giovani al di sotto dei 35 anni posseggono, rispetto ai precedenti, un reddito molto minore e hanno una ricchezza netta finanziaria che negli ultimi 25 anni si è ridotta del 50-70%, mentre le persone con più di 50 anni sono diventate, per diversi fattori, più ricche. È allora necessario uno sforzo di tutti: occorre che il sistema a ripartizione diventi più sostenibile e bisogna aiutare il mercato del lavoro».