Per un settore finanziario registrare una crescita a due cifre dei guadagni e riempire le casse di contanti, è un’impresa quasi impossibile di questi tempi. Con un’unica eccezione: il comparto riassicurativo.
Eppure, nonostante ciò, il gotha dei riassicuratori vede un futuro dai toni opachi e denso di nuvole. Questa la cornice del settore emersa durante il 54° meeting mondiale della riassicurazione tenutosi come da tradizione a Monte-Carlo dall’11 al 16 settembre.
Gli Appuntamenti di settembre sono stati ideati nel 1957, su iniziativa del presidente delle Assurances Générales Accidents André Roux e da alcuni altri professionisti per rispondere all’esigenza dei protagonisti del mercato della Riassicurazione di incontrarsi e fare il punto della situazione del mercato in questo periodo dell’anno.
Se inizialmente si incontravano a Monte-Carlo circa 500 professionisti del settore provenienti da 24 paesi diversi, oggi sono quasi 2.500 le persone che partecipano al meeting. I paesi più rappresentati sono attualmente la Gran Bretagna, la Francia, gli Stati Uniti, l’Italia, la Germania e il Belgio.
Ma perché il futuro delle compagnie di riassicurazione è così complicato se le entrate aumentano? Perché devono affrontare quello che molti vedono come un problema senza precedenti: abbondanza di offerta riassicurativa e mancanza di domanda da parte delle compagnie. Una dinamica che, da un lato aumenta la concorrenza tra i riassicuratori e dall’altro abbatte i prezzi delle coperture.
“Sono deluso, esasperato e anche piuttosto sconcertato da ciò che sta succedendo sul mercato”, ha detto Nikolaus von Bomhard, chief executive della numero uno mondiale, Munich Re. “Sono in questo mercato da abbastanza tempo per poter dire che questa è una brutta situazione”.
Eppure, guardando i numeri attuali, le cose sembrerebbero andare bene ai riassicuratori.
Secondo le analisi di Aon Benfield, nel primo semestre dell’anno i 30 riassicuratori più importanti al mondo hanno registrato un aumento dell’utile netto del 12% a 14 miliardi di dollari rispetto ai primi sei mesi del 2013.
Negli ultimi anni il livello dei pagamenti per le catastrofi naturali è stato insolitamente basso e ciò ha contribuito a rafforzare i bilanci delle società di riassicurazione, liberando capitale che i grandi riassicuratori (Munich Re, Swiss Re, Hannover Re) ma non solo, hanno potuto utilizzare agendo come se fossero vere e proprie compagnie assicurative.
Dall’altra parte, investitori come fondi pensione, hedge funds e fondi sovrani, sempre alla ricerca di rendimenti più elevati rispetto ai titoli di Stato o corporate bonds, hanno dimostrato grande interesse verso il mercato riassicurativo attraverso strumenti di investimento specializzati.
Infine, grandi assicuratori come Allianz, Axa, Zurich che si sentono finanziariamente molto più forti rispetto a qualche anno fa, trattengono quote maggiori di rischio, limitando gli acquisti in protezione riassicurativa.
Insomma, stretti nella morsa di un mercato che si restringe, molti riassicuratori si sono visti costretti a diminuire i prezzi o a concedere progressivamente migliori condizioni pur di mantenere quote di mercato.
E questa tendenza non sembra essere sul punto di cambiare se l’agenzia di rating internazionale Standard & Poor’s prevede un calo dei prezzi tra il 5 e il 10% per quest’anno e per il 2015, con i riassicuratori più piccoli a scontare le conseguenze più pesanti.
Secondo Dennis Sugrue, analista di Standard & Poor’s, “le piccole compagnie di riassicurazione che non saranno in grado di difendere la propria posizione di mercato e mantenere in linea il bilancio, potrebbe ritrovarsi a dover lottare per la sopravvivenza”.
Notizie non particolarmente buone per i piccoli riassicuratori, il cui consolidamento è atteso da tempo anche se fino a oggi poco è accaduto, ma la guerra intestina dei prezzi continuerà a mantenerli sotto pressione.