di Anna Messia
Il calcolo è puramente teorico, perché bisognerà verificare l’effettivo interesse delle assicurazioni a concedere credito alle imprese. Ma se tutte le compagnie utilizzassero completamente il limite del 10% delle proprie riserve tecniche per concedere finanziamenti, come previsto dal regolamento Ivass in chiusura in questi giorni, sarebbe possibile immettere nel sistema 40 miliardi tra prestiti tra diretti e indiretti, ovvero cartolarizzazioni.
Considerando infatti che le riserve tecniche delle compagnie che operano in Italia ammontano complessivamente a oltre 400 miliardi, in ballo ci sono appunto una quarantina di miliardi. Il regolamento Ivass, che dovrebbe diventare operativo entro settembre, darà attuazione al decreto competitività, che per la prima volta ha consentito alle assicurazioni di concedere credito. L’interesse non sembra mancare, come spiega il direttore generale dell’Ania, Dario Focarelli. «Con il Btp decennale che paga solo il 2,3%, le compagnie sono interessate a studiare tipologie di investimenti alternativi, in grado di riconoscere rendimenti più elevati, e guardano con interesse al credito», afferma Focarelli. Tra l’altro le assicurazioni, durante la conversione in legge del decreto, hanno anche ottenuto di allentare un po’ il legame che le vincolava alle banche in questa nuova attività, come previsto nella prima versione del testo. La legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale stabilisce infatti che le compagnie possano scegliere autonomamente le imprese cui concedere credito, senza aver bisogno di una selezione da parte di una banca e neppure di un coinvestimento pari ad almeno il 5%. Ma in questo caso dovranno incassare un’esplicita autorizzazione da parte dell’autorità di controllo assicurativa presieduta da Salvatore Rossi. Se invece le compagnie rispetteranno una serie di paletti ben precisi potranno concedere prestiti immediatamente. Ma si tratta di sei vincoli stringenti: i destinatari del finanziamento dovranno essere individuati da una banca o da un intermediario finanziario, che dovrà tra l’altro trattenere almeno il 50% del finanziamento fino alla scadenza dell’operazione; la compagnia e la banca dovranno avere gli stessi diritti nei confronti del creditore su interessi e capitale da restituire; i finanziamenti dovranno essere concessi a soggetti con un merito creditizio di investment grade e il bilancio dell’impresa destinataria del finanziamento dovrà essere certificato da una società di revisione autorizzata. Non solo. Il valore del singolo finanziamento non dovrà superare il 20% del patrimonio netto dell’impresa destinataria del finanziamento e neppure superare, per la quota di pertinenza dell’impresa, l’1% delle riserve tecniche dell’impresa. C’è poi un’altra ipotesi prevista nel regolamento Ivass: se le compagnie non rispetteranno questi sei paletti ma lavoreranno in ogni caso a fianco di una banca o di un intermediario, potranno usufruire del silenzio assenso: se entro 90 giorni l’Ivass non avrà avuto nulla da obiettare, potranno concedere il finanziamento. «Condividiamo lo spirito della legge e l’attuazione dell’Ivass», conclude Focarelli, «ma stiamo ragionando su diversi dettagli operativi e anche su una rimodulazione dei vicoli previsti nei sei punti». (riproduzione riservata)