Mediobanca vara le grandi pulizie di bilancio annunciate con il piano triennale e comincia a smontare il salotto buono svalutando il portafoglio per 404 milioni, 320 dei quali imputabili alla sola Telecom.

L’esercizio si chiude così con perdite per 180 milioni, contro gli 81 milioni di utile di un anno prima, anche se inferiori a quanto prospettato solo tre mesi fa. Questa volta però, e dopo molti anni, i soci devono rinunciare ai dividendi, vista la stretta data dalla Banca d’Italia alla distribuzione di riserve nelle banche in rosso. Il mercato ha comunque reagito più che bene e a fine seduta il titolo ha segnato un rialzo dell’1,89% a 5,11 euro. Per il resto, non vengono smentite le attese della vigilia. Il patto di sindacato ha autorizzato lo svincolo anticipato, in vista dello smobilizzo, del pacchetto del 3,8% di Mediobanca in mano a Fondiaria-Sai, che l’Antitrust, nell’ambito dell’operazione Unipol, ha chiesto venga ceduto entro fine anno. La quota sindacata scende così dal 42,03 al 38,19%, mentre per ora non si registrano altre disdette. L’amministratore delegato, Alberto Nagel, ha dato però un importante segnale al numero uno delle Generali Mario Greco in vista del termine a fine mese per uscire dal patto della banca, dove il Leone ha il 2%. «La presenza nel pattoMediobanca non è più coerente con le strategie di Generali e non rappresenta il modo migliore per allocare il capitale», ha affermato Nagel parlando agli analisti nel corso della presentazione dei conti, suggerendo ai vertici del Leone (di cui Piazzetta Cuccia è comunque il primo azionista) di disdettare l’accordo entro la scadenza di fine settembre e mettere fine all’incrocio azionario in essere dal 1988, quando la compagnia triestina partecipò alla privatizzazione della banca d’affari rilevandone il 2%. La sorpresa è arrivata invece dal nuovo debutto in cda, dove è stato cooptato l’ex sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca, su indicazione della Fondazione Carisbo, fino a poco tempo fa rappresentata da Fabio Roversi Monaco, che in primavera è però stato nominato alla presidenza di Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo).

Per quanto riguarda l’andamento dell’attività bancaria, l’esercizio chiuso al 30 giugno ha mostrato ricavi in calo del 12% a 1,6 miliardi, con un apporto stabile del retail banking e del credito al consumo (+2%) e in calo per il corporate (-27%). Nell’ultimo trimestre, tuttavia, ci sono stati segnali di miglioramento, con il margine di interesse cresciuto dell’8% rispetto al trimestre precedente. Anche per questo ai piani alti della banca c’è un cauto ottimismo sul nuovo esercizio, vista la conclusione della pulizia di bilancio, oltre all’attesa che ritorni l’importante apporto delle Generali che porterà un «contributo positivo significativo». Impressiona invece l’impatto dettagliato sui conti dell’esercizio delle rettifiche azionarie. Generano utili solo Gemina (23 milioni) e Pirelli(65,6). Tutte le altre hanno il segno meno davanti: Telco (-319,7 milioni), Rcs Mediagroup (-38,5 milioni) e poi, tra le non quotate, Burgo (-44,8 milioni), Sintonia (-33,4 milioni) e Santé (-25,2 milioni). Le altre partite concorrono positivamente per 45,9 milioni (46,9 milioni da obbligazioni, perdita di 1 milione da azioni minori). Nel corso della presentazione dei risultati agli analisti, Nagel ha infine chiarito che la partecipazione che sarà venduta sarà quella in Gemina e non quella in Sintonia, che rimarrà nel portafoglio merchant banking del gruppo. (riproduzione riservata)