La prima puntata della settimana più calda per Banca Carige è andata in scena ieri quando gli ispettori di Bankitalia, illustrando l’esito dell’ispezione al cda dell’istituto, hanno evidenziato tre punti essenziali su cui la banca deve intervenire per ottemperare alle richieste della Vigilanza: cessione delle assicurazioni, necessità di aumentare la patrimonializzazione e rettifiche sui crediti.
Sui primi tre paletti la banca si è già mossa. Il rafforzamento del capitale è stato già da tempo varato e prevede un aumento da complessivi 800 milioni di euro da effettuarsi prioritariamente tramite cessioni e per la parte che non sarà possibile coprire tramite le dismissioni, attraverso un aumento. Tra gli asset da dismettere ci sono anche le compagnie assicurative e quindi la banca dovrebbe riuscire a soddisfare due richieste in un colpo solo, nel senso che la cessione degli asset assicurativi avrà un impatto positivo sul patrimonio della banca.
Anche per quanto riguarda le rettifiche sui crediti la relazione degli ispettori di Bankitalia non ha riservato grandi sorprese: nello specifico le indicazioni sulle svalutazioni da apportare a crediti e fidi sono state già recepite nei conti semestrali. Sulla semestrale, chiusa con una perdita di 29,3 milioni, hanno infatti pesato rettifiche su crediti per 240,7 milioni. Nel consiglio, che è durato soltanto un paio d’ore, non si sarebbe invece parlato di governance, argomento rinviato al prossimo 30 settembre quando è stata convocata l’assemblea per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione dal momento che quello in carica, presieduto da Giovanni Berneschi, è decaduto con le dimissioni di otto consiglieri.
Giovedì 5 in mattinata si riunirà invece l’organo decisionale della Fondazione Carige, socio di controllo della banca con il 46,6% del capitale. L’ente dovrà decidere quali personalità indicare per il prossimo cda della banca. A presentare liste per il rinnovo del Consiglio saranno anche la banca francese Bpce (che detiene una quota del 9,9% nel capitale di Carige) e un raggruppamento di soci privati che detengono circa il 6% della banca.
Le istituzioni, intanto restano ufficialmente alla finestra: «Chi deve decidere decida, avendo a cuore gli interessi di una banca che ha 6 mila dipendenti, di cui quasi la metà in Liguria, e che è molto intrecciata con l’economia ligure in un momento molto difficile. È bene che ognuno faccia la propria parte con tranquillità e rispettando le autonomie reciproche», ha dichiarato il presidente della Regione, Claudio Burlando che negli scorsi giorni ha incontrato il presidente della Fondazione, Flavio Repetto. «Ho ascoltato le sue posizioni e ho espresso preoccupazioni per una situazione oggettivamente abbastanza complessa», ha chiosato il governatore. (riproduzione riservata)