La norma contenuta nel decreto legge Imu, che riduce la detraibilità delle polizze vita, “è completamente sbagliata, pertanto va eliminata”.
Lo ha detto nel corso di un’audizione presso le commissioni Bilancio e Finanze della Camera il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, sottolineando come, a causa delle esigenze di copertura finanziaria “il provvedimento ha ridotto, in misura particolarmente significativa, il limite massimo di fruizione della detraibilità fiscale, ai fini dell’Irpef,dei premi delle assicurazioni contro il rischio di premorienza, di invalidità permanente non inferiore al 5% e di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana come camminare o alimentarsi autonomamente (cosiddette polizze long term care)”.
“Nello specifico, la misura massima cui applicare la vigente percentuale di detraibilità del premio versato per tali coperture (19%) – ha proseguito – è stata ridotta da euro 1.291,14 a euro 630 già per il corrente anno e a euro 230 per il 2014 e le annualità successive”.
Minucci sottolinea che la norma recata dall’articolo 12, pur avendo ad oggetto una detrazione d’imposta, “non si colloca nel più volte annunciato intervento di razionalizzazione del sistema delle vigenti detrazioni e agevolazioni fiscali (cosiddette tax expenditures). Com’è noto, infatti, la commissione ministeriale a tal fine istituita e presieduta dall’allora sottosegretario di Stato all’Economia Dott. Vieri Ceriani ha censito circa 720 forme di detrazione fiscale. È quantomeno singolare che l’intervento normativo in commento abbia colpito esclusivamente una specifica detrazione, risultando per ciò stesso del tutto avulso dalla più generale strategia di ripensamento dell’attuale assetto delle tax expenditures, privo di carattere sistematico ed evidentemente dettato in via esclusiva da assorbenti finalità di reperimento di gettito”.
Lo specifico intervento sulla detraibilità, ai fini Irpef dei premi delle polizze assicurative, sottolinea l’associazione, risulta “contraddittorio rispetto a politiche previdenziali di lungo termine, già stabilite e instaurate con i cittadini-contribuenti, e scarsamente lungimirante, sia in termini di utilità sociale sia in ordine ad alcuni aspetti della sua efficacia finanziaria attesa.
In primo luogo, la previsione basta già a contraddire quanto affermato in sede di presentazione del provvedimento, ossia che lo stesso sia privo di aggravi fiscali per i cittadini, dal momento che gli assicurati in possesso delle coperture assicurative in questione godranno di una detrazione fiscale inferiore a quella finora prevista e, quindi, vedranno aumentate le imposte a loro carico.
Inoltre, la norma penalizza rapporti assicurativi permeati da una rilevante finalità sociale, quali quelli che prevedono il rimborso – ad assicurati divenuti non più autosufficienti – di costi sostenuti per prestazioni sanitarie a rilevanza sociale e prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, oppure la copertura dell’esposizione debitoria della famiglia, ad esempio in presenza di mutui per l’acquisto dell’abitazione principale, a fronte della premorienza del principale percettore di reddito o, ancora, la dotazione di un capitale in caso di invalidità permanente per far fronte alla riduzione della capacità reddituale prospettica dell’assicurato.
In tale contesto, va altresì evidenziato che la misura incide in misura rilevante sui soggetti più previdenti, titolari di più rapporti assicurativi delle specie sopra ricordate, stante la condivisione di unico plafond di detraibilità annuo fra le diverse tipologie di copertura assicurativa”.
Considerata la situazione del welfare nel nostro paese sarebbe ragionevole attendersi – continua Minucci – da parte dello Stato, scelte di politica sociale che, al contrario, promuovano, anziché disincentivare, quei cittadini che compiono un atto di virtuosa pianificazione previdenziale contro il rischio di compromissione del proprio bilancio familiare. La norma introdotta con l’articolo 12 del decreto-legge, invece, trasmette un chiaro segnale nel senso opposto, scoraggiando i cittadini che scelgono responsabilmente di proteggersi e di pesare meno sulle finanze pubbliche.
Inoltre,dall’esame delle dichiarazioni dei redditi relative al periodo di imposta 2011 si nota come le coperture assicurative in argomento siano state sottoscritte da contribuenti con redditi contenuti o comunque non elevati: circa il 90 per cento dei premi relativi alle predette polizze sono stati portati in detrazione da soggetti che hanno dichiarato un imponibile lordo non superiore a 55.000 euro. Addirittura, più della metà dei premi in questione risultano detratti da cittadini che hanno dichiarato un imponibile lordo non superiore a 26.000 euro. In definitiva, la misura sulla detraibilità dei premi assicurativi finisce per aumentare le imposte e disincentivare forme di protezione proprio alle fasce socialmente più vulnerabili.
Altrettanto discutibile è l’efficacia retroattiva della norma. La stessa, infatti, si applica alle polizze in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge, ivi comprese quelle sulla vita, ancora in essere, stipulate o rinnovate prima del 1° gennaio 2001.
“L’applicazione ai contratti in corso contribuisce a indebolire l’immagine di un sistema-Paese stabile, affidabile e in grado di mantenere gli impegni assunti nei confronti dei propri cittadini per qualsiasi operazione di incentivazione fiscale che non sia di breve termine”, conclude Minucci. “Al contrario, essa determina una chiara violazione del “patto” instaurato all’epoca della sottoscrizione della polizza tra il cittadino-contribuente e lo Stato. L’incentivo fiscale era infatti associato alla strategia di lungo termine di promuovere da parte dei cittadini scelte consapevoli e responsabili di pianificazione previdenziale. La norma introdotta viene invece a contraddire e vanificare tale principio, per far fronte ad esigenze di breve termine.
L’intervento normativo recato dall’articolo 12 del D.L. 31 agosto 2013, n. 102 si muove in netta controtendenza rispetto all’esigenza – particolarmente sentita in un periodo critico e carico di incertezza come quello attuale – di promuovere, da parte dei cittadini, scelte responsabili a favore del welfare e della salvaguardia dell’integrità economica delle famiglie”.