L’ad di Unipol, Carlo Cimbri, era stato chiaro fin dal principio: l’interesse del gruppo bolognese per Fondiaria-Sai era puramente industriale e non era legato al ricco portafoglio di partecipazioni messo insieme negli anni sotto la regia di Salvatore Ligresti.
Per quanto riguarda invece la quota del 5,6% in Rcs Mediagroup, che non ha subito diluizioni in quanto Unipol-FonSai ha partecipato pro-quota all’aumento di capitale, Cimbri ha affermato che il gruppo assicurativo non intende partecipare alla costituzione di nuovi patti di sindacato. «Resteremo azionisti ma con la piena disponibilità della partecipazione», ha detto il numero uno del gruppo bolognese, non chiudendo del tutto la porta a un eventuale patto di consultazione, che non implichi però eventuali vincoli alla cessione dei titoli. «Sentiremo quello che ci propongono», si è limitato a commentare Cimbri.
Per quanto riguarda il dossier Alitalia, cui FonSai partecipa con il 4,4%, l’ad della compagnia è stato netto. «Penso che gli interlocutori siano altri. Noi non abbiamo un ruolo nella società e quindi siamo un azionista passivo», ha affermato, ribadendo che la partecipazione «non è strategica». Cimbri, poi, chiarendo di parlare «da cittadino» ha osservato che «come italiano penso che una compagnia di bandiera dovrebbe essere un asset di interesse nazionale: non si può chiedere ad azionisti privati di occuparsi di un interesse più ampio».
Infine, in relazione agli asset (1,7 miliardi di premi) che la nuova Unipol-Sai dovrà cedere su richiesta dell’Antitrust. Cimbri ha spiegato che non ci sono ragioni per chiedere un rinvio all’authority. Anche se la cessione, ha concluso l’ad del gruppo bolognese, dovrà avvenire «a condizioni che devono essere di mercato». (riproduzione riservata)