Pagina a cura DI DUILIO LUI
Mediobanca, Generali, Impregilo, Rcs e Pirelli. Cinque tra le società più importanti nel contesto economico/fi – nanziario italiano sono al centro di grandi movimenti nelle ultime settimane. Manovre che puntano a cambiare radicalmente gli equilibri di potere, con inevitabili ricadute sulle quotazioni dei titoli, aspetto di interesse immediato per i piccoli risparmiatori. La battaglia intorno al Leone di Trieste. A dare il via al risiko, suscitando poi un effetto domino forse non del tutto previsto, sono state le tensioni partite a inizio anno intorno al titolo Generali (considerato il «polmone fi nanziario italiano» per la sua potenza di fuoco), gruppo che conta nel suo azionariato pezzi grossi del calibro di Mediobanca, Del Vecchio, De Agostini e Caltagirone. Il calo delle quotazioni negli ultimi due anni ha creato forti malumori tra i soci forti, tanto che a inizio giugno si è arrivati alla defenestrazione dell’amministratore delegato Giovanni Perissinotto e alla designazione al suo posto di Mario Greco. Quest’ultimo, con una lunga esperienza in gruppi assicurativi internazionali, ha subito messo mano alla prima linea di manager, creando diversi malumori. Ma il mercato ha mostrato di credere in lui, tanto che il titolo ha guadagnato circa il 50% dal momento della designazione. Dalle costruzioni all’industria. Un’altra partita aperta riguarda il controllo di Impregilo, il più grande general contractor italiano. Un feudo della famiglia piemontese dei Gavio (alleata di ferro di Mediobanca) per sette anni, fi no a quando, poche settimane fa, il gruppo romano dei Salini è riuscito a ribaltare gli equilibri in assemblea, complice il sostegno di alcuni fondi azionisti. La partita non è ancora del tutto chiusa (non sono esclusi strascichi giudiziari), intanto tutte le aziende che operano nel settore delle costruzioni in partnership con il gruppo leader in Italia sanno che a prendere le decisioni che contano sono oggi altri. La battaglia più recente riguarda la Camfi n, holding che controlla la Pirelli, gioiello italiano del made in Italy, capace negli ultimi tre anni di triplicare il suo valore di Borsa (in controtendenza rispetto a Piazza Affari) grazie soprattutto alla capacità di crescere nei mercati emergenti. Gli azionisti forti di Camfi n, Marco Tronchetti Provera e i Malacalza, dopo tre anni di intesa assoluta, sono improvvisamente ai ferri corti. Per affrontare l’esposizione debitoria, Tronchetti Provera (dominus della società) ha deciso di emettere un bond convertibile, che in sostanza sostituisce il vecchio con il nuovo debito, mentre gli esponenti della famiglia genovese (ricchi di liquidità) spingono per un aumento di capitale. Il loro obiettivo, secondo alcuni analisti, è di acquisire il controllo su Pirelli, anche se il tentativo appare azzardato, considerato che l’establishment fi nanziario italiano, da Intesa Sanpaolo a Mediobanca, appare schierato al fi anco di Tronchetti Provera. Le acque sono agitate anche in casa Rcs, che nella scorsa primavera ha chiamato al vertice Pietro Scott Jovane (proveniente da Microsoft Italia) con l’obiettivo di rimettere ordine nei conti, riducendo il debito per ridare fi ato alle quotazioni. Martedì scorso si è svolto un cda straordinario per affrontare questi temi e gli incontri ai massimi livelli proseguiranno nelle prossime settimane. Intanto il titolo è reduce da un rally in Borsa (valore triplicato in poche sedute), seguito da un fragoroso crollo. Le manovre intorno alla società editoriale, secondo voci di Borsa, sarebbero da ricollegare alle manovre di soci che si trovano fuori dal patto di sindacato che controlla la società: una schiera che presenta nomi come Giuseppe Rotelli (primo azionista privato con oltre il 16%), Diego Della Valle (uscito dal patto nell’aprile scorso con pesanti accuse all’indirizzo di John Elkann, che ha voluto più di tutti Jovane, in accordo con Mediobanca) e la famiglia Benetton. Piazzetta Cuccia trema. Tanti movimenti intorno a Mediobanca non potevano lasciare immutate le cose in Piazzetta Cuccia, che per prima deve fare i conti con il malumore dei soci per il calo delle quotazioni. Quello che un tempo era defi nito il «salotto buono» della fi nanza italiana, a indicare la presenza di tutti i nomi di rilievo, oggi si trova a fare i conti con uno scenario economico-politico in movimento. Così la posizione dell’amministratore delegato Alberto Nagel si è indebolita, a maggior ragione dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Milano, in merito al foglietto che avrebbe fi rmato con i Ligresti, promettendo loro una lauta buonuscita pur di cedere il controllo di FonSai (che ha una forte esposizione debitoria verso la stessa Mediobanca) a Unipol. La conseguenza di queste tensioni è stata un’impennata della volatilità nelle ultime settimane e una crescita del valore di Borsa di circa il 30% in un mese. E il futuro? Ai piccoli azionisti di queste società non resta che monitorare con attenzione tutti i movimenti in corso e le dichiarazioni dei loro protagonisti perché le ricadute sulle quotazioni possono ancora essere importanti. Difficile, invece, muoversi con un’ottica speculativa, magari acquistando o vendendo quote con l’obiettivo di generare profi tto nel breve termine. Una mossa da speculatori, altamente rischiosa. © Riproduzione riservata