di Anna Messia
Era solo quello che tecnicamente viene chiamato un follow up. Una fotografia di aggiornamento per vedere come stanno andando avanti i cantieri. Ma si trattava pur sempre di un esame molto importante per Unipol Banca, il braccio finanziario della compagnia guidata da Carlo Cimbri, che negli ultimi due anni ha dovuto mettere in atto una serie di impegnative contromisure per rimettere in stabilità l’istituto che aveva causato svalutazioni di 320 milioni sui conti 2011 del gruppo. A provocare problemi era stato, in particolare, un portafoglio di crediti immobiliari rivelatisi rischiosi. Una situazione monitorata con molta attenzione della Banca d’Italia che a gennaio di quest’anno ha avviato una nuova ispezione nella sede della banca per verificare l’idoneità degli interventi realizzati dall’istituto per superare le carenze riscontrate durante i precedenti controlli. E le operazioni sembrano procedere bene, visto che gli uomini guidati da Ignazio Visco, che il 13 giugno scorso hanno consegnato il proprio rapporto a Via Nazionale, hanno deciso di non avviare alcun procedimento sanzionatorio nei confronti dei vertici della banca. Intanto, però, le operazioni di rafforzamento della banca da parte della compagnia continuano senza soluzione di continuità aggiungendosi agli interventi già attuati l’anno scorso. Prima c’era stato l’aumento di capitale da 100 milioni e poi la presa in carico, da parte della holding del gruppo assicurativo, di un terzo dei crediti deteriorati, per un portafoglio complessivo di 546 milioni. L’ultima manovra c’è stata a giugno con un’offerta pubblica di scambio (ops) su obbligazioni Unipol Banca con scadenze comprese tra il 2013 e il 2020, per un importo complessivo di 444 milioni. Al termine dell’operazione sono stati scambiati, in dettaglio, 303 milioni di euro e la manovra ha consentito all’istituto di migliorare la situazione di liquidità nel medio-lungo periodo visto che le obbligazioni offerte in scambio hanno una durata maggiore in media di 2,8 anni, con spread dell’1,26%. Unipol Banca ha anche partecipato all’asta Ltro della Bce. Già nel primo trimestre l’istituto aveva attinto 250 milioni e nel secondo trimestre c’è stato una nuova sottoscrizione di finanziamenti a tassi agevolati per ulteriori 600 milioni. L’ammontare complessivo di Ltro sottoscritti da Unipol Banca è quindi arrivato a 850 milioni. Così, nonostante la crisi economica incalzante, che ovviamente influisce sul deterioramento dei crediti, il risultato economico del comparto bancario di Unipol il primo semestre si è chiuso con un risultato netto positivo per 6 milioni. L’istituto, insomma, si è rimesso in carreggiata ma non può ancora tirare il fiato. I cantieri dovranno probabilmente essere riaperti a breve, con l’entrata nel vivo dell’operazione di integrazione con il gruppo FonSai. La compagnia porterà in dote Banca Sai e nonostante la diversità dei due business sia evidente, è naturale immaginare una messa a fattor comune delle attività bancarie delle due compagnie. Oggi Unipol Banca, che a fine giugno aveva una raccolta diretta da clientela di 9,5 miliardi e una raccolta indiretta di 1,5 miliardi, conta su 299 filiali, delle quali più della metà (174) sono integrate con agenzie assicurative della compagnia. Dispone poi di 27 negozi finanziari e 244 promotori finanziari. Banca Sai (che a giugno ha chiuso in perdita per 300 mila euro) ha invece una giacenza complessiva sui conti correnti di 946 milioni. Mentre la raccolta indiretta al primo semestre dell’anno era pari a 15 miliardi e la banca aveva già iniziato a lavorare per ridurre il rischio di concentrazione con i primi 50 clienti che rappresentavano il 31,3% del crediti in riduzione rispetto al 31,8% dello stesso periodo dello scorso anno. (riproduzione riservata)