Ancora una volta, la politica estera fa irruzione in Piazza Cordusio. Se nei mesi scorsi la banca milanese, il cui azionariato è in parte di matrice libica, ha dovuto fare i conti con il nuovo governo del Paese, ora a creare qualche mal di pancia potrebbero essere le tensioni di Tripoli con gli Stati Uniti, dopo l’omicidio dell’ambasciatore americano Christopher Stevens. Interpellato da F&M sulla questione a margine dell’evento Uefa Champions League Trophy Tour presentato da Unicredit, il vice dg della banca, Paolo Fiorentino, spiega: «La questione libica ci preoccupa; è chiaramente un tema riconducibile a matrici che non sono del Paese Libia, che sta facendo un proprio percorso in cerca di un equilibrio geopolitico». La questione libica, ha tirato le somme il vice dg di Unicredit, «è comunque fuori dal nostro controllo». Stando alle ultime indiscrezioni o alle comunicazioni dei soci stessi, al fondo Libyan investment authority (Lia) dovrebbe fare ancora capo un 1,8% di Piazza Cordusio, sotto sequestro, mentre la Banca centrale libica è accreditata di un 3,6 per cento. Quanto al via libera di due giorni fa della Corte tedesca al fondo Esm, per Fiorentino «appare in fase di risoluzione il nodo finanziario, ma resta il problema della crescita economica».
Fiorentino, a margine dell’evento di ieri, si è soffermato anche sul caso dell’As Roma, che Unicredit partecipa attraverso il 40% di Neep, la holding cui fa capo il 78% della squadra giallorossa e controllata per il restante 60% dai soci americani capitanati da Thomas DiBenedetto. Il dossier delisting per l’As Roma, ha detto Fiorentino, «al momento non è in agenda». Le parole vanno interpretate come una replica, parziale, a quelle di recente pronunciate dall’allenatore della «Magica», Zdenek Zeman, che aveva tuonato: «I club non dovrebbero essere quotati in Borsa. Il calcio deve stare fuori dalla finanza e dalla politica». Se, tuttavia, il dossier delisting non è ora in agenda, ha lasciato intendere Fiorentino, potrebbero diventarlo un domani, perché «nelle dichiarazioni di Zeman c’è una dose di buon senso, se si pensa ad esempio alla volatilità del titolo in Borsa». Il vice dg di Unicredit ha poi prospettato la possibilità di una discesa nell’azionariato del club calcistico. «Contrattualmente – ha detto – abbiamo un accordo per restare almeno al 10%; anche stare al 20% avrebbe senso». Il 40% di Neep, tuttavia, secondo Fiorentino, «è troppo», anche se «per noi è importante trovare nuovi investitori che diano valore alla società». Quanto alla ricapitalizzazione da 30 milioni attesa per la squadra romana (la prima da 50 milioni è già stata chiusa), Fiorentino ha spiegato che «non c’è ancora visibilità sulla tempistica» e che a riguardo «ancora nulla è stato deciso».
Home Rassegna Stampa assicurativa Unicredit, allarme di Fiorentino «Questione libica fuori controllo»