Nicola Cavicchi, il giovane operaio morto a Ferrara lo scorso 20 maggio nel crollo dello stabilimento della Ceramica Sant’Agostino provocato dal terremoto, non aveva né figli né altri parenti da mantenere. Per questo l’INAIL, in base alla legge vigente, non ha potuto erogare una rendita ai suoi genitori ma soltanto l’assegno funerario che spetta ai familiari di tutti i lavoratori deceduti, pari a 1936,80 euro.
Le prestazioni che l’Istituto può erogare ai lavoratori assicurati e, in caso di loro morte, ai loro superstiti sono previste dal Testo Unico n. 1124 del 1965, che ne stabilisce precisamente condizioni e misure. Scopo della legge non è tanto risarcire un danno, quanto offrire ai superstiti i mezzi di sostentamento venuti a mancare con la morte del lavoratore loro familiare. In particolare, la legge prevede che abbiano diritto alla rendita il coniuge, fino alla morte o a nuovo matrimonio, ciascun figlio fino al raggiungimento del 18esimo anno di età (per ragioni di studio l’età viene elevata fino ai 21 anni se i figli sono studenti di scuola media o superiore e non oltre i 26 anni se studenti universitari), e i figli totalmente inabili al lavoro, ai quali la rendita spetta a prescindere dall’età, finché dura l’inabilità.
In mancanza di coniuge e figli, se vivevano a carico del lavoratore deceduto spetta una rendita anche a genitori e altri ascendenti. Sempre in mancanza di coniuge e figli, a fratelli e sorelle può spettare una rendita solo nella misura del 20% e solo se convivevano con il lavoratore deceduto ed erano a suo carico. Nicola Cavicchi non aveva figli o una famiglia da mantenere. Per questo l’INAIL non ha potuto erogare una rendita ai familiari superstiti, ma solo il contributo alle spese del funerale, che spetta sempre e in eguale misura ai familiari dei lavoratori deceduti. In questo senso, l’assegno funerario una tantum di 1.936,80 euro era per l’Istituto l’unico intervento possibile.
Fonte: INAIL