di Angelo Di Mattia
In Italia, nella zona euro e nell’Unione si profilano innovazioni nella Vigilanza bancaria e finanziaria. In Italia, a novembre, decollerà la Vigilanza sulle assicurazioni in capo al Direttorio della Banca d’Italia (allargato con altri due componenti nominati con dpr) per le decisioni istituzionali aventi rilevanza esterna (dunque, per la maggior parte dei provvedimenti), contestualmente alla soppressione dell’Isvap e alla piena operatività dell’Ivass, l’ente sostitutivo presieduto dal direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, che, oltre a una serie di poteri iure proprio quale capo dell’ente, concorre poi, quale membro del Direttorio, all’esercizio delle suddette attribuzioni istituzionali. Si aprirà così una pagina nuova nel controllo delle imprese assicurative e si attuerà, a distanza di poco meno di quaranta anni, l’ipotesi prospettata allora da Ugo La Malfa – e non accolta in quel periodo dal governatore, Guido Carli – per l’assegnazione alla Banca d’Italia della Vigilanza sulle assicurazioni. A questo appuntamento certamente ci si presenterà, come scritto su queste colonne, avendo separato nettamente dall’Istituto – e dunque, dalla nuova Vigilanza – la gestione della partecipazione del 4,5% nelle Generali posseduta dalla Banca per prevenire qualsiasi ipotesi di conflitto di interesse; potrà essere l’occasione per sistemare finalmente il capitale dell’Istituto partendo dall’abrogazione della norma di legge che impone l’assurdo coattivo trasferimento della proprietà allo Stato o a enti pubblici. A livello europeo continuano i contatti e gli approfondimenti del progetto di Unione bancaria, che si vorrebbe varare con un mero regolamento. Giovedì 27 settembre è prevista la riunione di un gruppo di lavoro sui modi e i tempi di realizzazione del progetto. Senonché, già la partenza della realizzazione del progetto è riduttiva, dal momento che ora si discute solo di centralizzazione della Vigilanza, essendo completamente fuoriusciti dall’agenda l’istituzione di un fondo europeo per la risoluzione delle crisi bancarie e la previsione di meccanismi di garanzia e assicurazione dei depositi. Il progetto, dunque, perde la finalità principale: quella di accentrare i controlli per potenziare il contrasto delle crisi. su questo tema la Commissione europea si propone di trovare un’intesa con il governo tedesco. La Germania ritiene che dai controlli debbano essere sottratte le casse di risparmio e le banche cooperative, vuole una netta distinzione organizzativo-funzionale tra politica monetaria e Vigilanza bancaria, nutre dubbi sull’immediata idoneità della Bce di Mario Draghi a controllare un’ampia platea di istituti. Alcune di queste riserve sono condivisibili. Inoltre non si è capito se i controlli saranno tutti diretti o se si attueranno anche con la delega gli organi nazionali di Vigilanza. ?? comunque difficile che il progetto possa decollare all’inizio del 2013, sia pure limitato alla Vigilanza su quelle banche che hanno ricevuto aiuti pubblici, per poi passare a estendere i controlli sugli intermediari di rilievo sistemico a partire da luglio 2013 e, con decorrenza dal 2014, su tutti gli istituti. Ma vi sono altri punti ancora dubbi, a cominciare dall’inadeguata copertura normativa che viene individuata nell’art. 127.6 del Trattato, il quale non può legittimare un’ampia operazione di centralizzazione essendo il campo delle sue previsioni limitato ai «compiti specifici», per passare ai rapporti tra Bce ed Eba e all’inquadramento istituzionale di una funzione che viene istituita nella zona euro, ma è aperta alle adesioni anche di altri Paesi che non ne fanno parte. Sono solo alcune delle perplessità che il progetto fa sorgere. Non sarà facile affrontare e risolvere questi problemi, soprattutto quelli della doppia Vigilanza, nazionale e sovranazionale. Per evitare decisioni azzardate, si potrebbe procedere assegnando, per ora, alla Bce la sola Vigilanza sulle banche che hanno ottenuto aiuti dallo Stato e, semmai, alla successiva scadenza, quella sugli istituti di rilievo sistemico e poi passare a una integrazione del Trattato per un’operazione più ampia tenendo conto, comunque, delle tesi tedesche. ?? bene, però, non illudere sulla bacchetta magica, è difficile un saltus del genere a poche settimane di lavoro. Il rischio è che più si strombazzano i progettati risultati, più ci si candida alle possibili delusioni. In questo quadro, resistendo i progettisti al mantenimento in vita dell’Eba – che invece, cogliendo l’occasione, andava soppressa – nascerà l’accennata complicazione dei rapporti tra zona euro e il resto dell’Unione, alcuni Paesi della quale probabilmente aderiranno alla nuova Vigilanza accentrata, mentre altri non vi si sottoporranno, con una segmentazione di regimi normativi e con il rischio di corrispondenti arbitraggi regolamentari. Una ulteriore ragione per riflettere ancora. (riproduzione riservata)