Pagina a cura DI IGNAZIO MARINO

In futuro avvocati, medici, consulenti del lavoro, geometri, farmacisti, veterinari, ingegneri e architetti, agenti di commercio, dovranno lavorare di più per guadagnarsi la pensione. E in molti casi versare contributi più salati. Poggiano su queste due leve le riforme approvate dalle casse di previdenza privatizzate (di cui al dlgs 509/94) per rispettare il requisito della sostenibilità a 50 anni previsto dalla riforma Monti Fornero (legge 214/2011). Il termine previsto per inviare i bilanci tecnici con le proiezioni attuariali che dimostrano l’equilibrio cinquantennale fra entrate per contributi ed uscite per prestazioni scade domani 30 settembre. E tranne quello dei ragionieri, tutti gli altri enti più esposti sul fronte della sostenibilità di lungo periodo hanno approvato negli ultimi mesi una serie di interventi che in certi casi sono stati radicali (si veda tabella in pagina). Come nel caso di Inarcassa (ingegneri e architetti) ed Enpacl (consulenti del lavoro) che hanno abbandonato il più generoso metodo di calcolo delle pensioni di tipo retributivo, nel primo caso, e a prestazione predeterminata, nel secondo caso, per passare a quello contributivo. Quest’ultimo sistema, rimesso alla libera scelta dei vertici delle gestioni previdenziali delle Casse del 509, lo ricordiamo, nel 1996 è stato imposto a tutti quegli enti dei professionisti di nuova generazione (di cui al dlgs 103/1996). E oggi queste gestioni previdenziali giovani (come quelle per esempio dei periti industriali, dei biologi, degli psicologi) non hanno avuto bisogno di alcun restyling in quanto sostenibili per definizione. Sarà per questa lungimiranza (che non trova, però, riscontro nell’adeguatezza delle prestazioni) che il ministro del lavoro Elsa Fornero ha scelto il passaggio automatico al metodo contributivo come sanzione per quegli istituti pensionistici non in grado di garantire i cinque decenni di solidità. Sanzione che non si potrà, tuttavia, applicare alla Cassa dei ragionieri in quanto già al contributivo dal 2004. L’ente, preso atto dell’impossibilità di farsi approvare la necessaria riforma dai delegati (si veda ItaliaOggi del 26 settembre 2012), ha scritto al ministro Fornero per un confronto sulle possibili soluzioni. Ed è in attesa di una chiamata per discutere anche il problema degli accessi dopo la nascita dell’albo unico dei commercialisti nel 2008. Per tutti gli altri, da lunedì inizia il riscontro degli interventi approvati. © Riproduzione riservata