Come era nelle attese, il Cda di Mediobanca, convocato per consentire all’a.d., Alberto Nagel, di fare il punto sull’operazione Unipol-FonSai e per chiarire il suo coinvolgimento nell’inchiesta avviata dalla Procura di Milano, si è svolto e concluso in maniera non traumatica per gli equilibri al vertice dell’istituto.
Dopo circa tre ore di riunione, in cui Nagel ha ripercorso la genesi e l’evoluzione dell’integrazione tra Fondiaria-Sai e la compagnia assicurativa bolognese, nonché le origini del credito da circa 1 miliardo concesso alla compagnia dell’ex gruppo Ligresti, i consiglieri hanno espresso all’unanimità la propria fiducia nell’operato dell’a.d.
E anche sulla vicenda giudiziaria, che vede Nagel indagato per ostacolo all’autorità di vigilanza per il presunto patto occulto legato alla sigla posta sul “papello” con i desiderata della famiglia Ligresti, i consiglieri non avrebbero chiesto ulteriori chiarimenti all’ad, nonostante alcune indiscrezioni, riportate dalla Reuters nella giornata di martedì e rilanciate mercoledì dal Corriere della Sera, lasciassero intendere che nella sua esposizione davanti al pm Luigi Orsi, il numero uno di Piazzetta Cuccia avrebbe indicato in Cesare Geronzi, Alessandro Profumo e in Vincent Bolloré i reali referenti di Salvatore Ligresti nel patto di sindacato della banca d’affari.
Tanto da provocare la reazione dell’ex presidente di Capitalia. “E’ fin troppo evidente che le dichiarazioni del dottor Nagel, riguardanti la mia persona, tendono, più che a descrivere la realtà dei fatti, a trovare una giustificazione al suo operato“, ha fatto sapere Geronzi. “Per quanto riguarda il mio ruolo, che peraltro nulla ha a che vedere con la vicenda in cui il dottor Nagel è coinvolto”, ha aggiunto il banchiere romano, “voglio ribadire che non ho mai interferito nella operatività dei manager che hanno curato la posizione della famiglia Ligresti”.