di Andrea Di Biase
Dal 25 luglio scorso, quando si è saputo che la Procura di Milano stava indagando sul presunto patto occulto tra Alberto Nagel e Salvatore Ligresti, il titolo Mediobanca ha messo a segno un rialzo di oltre il 70%. L’azione della banca di Piazzetta Cuccia, che alla fine di luglio aveva toccato il minimo storico di 2,43 euro, ha recuperato gran parte del terreno perso nella prima parte dell’anno e viaggia ora sopra i 4 euro. Siamo ancora lontani dai valori, in molti casi superiori ai 7 euro, cui il titolo Mediobanca è iscritto nei bilanci dei suoi grandi azionisti, tra cui Unicredit e il finanziere bretone Vincent Bolloré, tuttavia l’appeal speculativo, cresciuto nel corso dell’estate sulla scorta dei rumor che indicavano imminente una resa dei conti al vertice dell’istituto, ha contribuito a risollevare almeno un po’ le quotazioni. Almeno fino al 5 settembre, quando Nagel ha relazionato il cda di Mediobanca sulla vicenda FonSai, compreso il suo coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria, incassando l’unanime fiducia del consiglio, a Piazza Affari si sono rincorse le più disparate voci sulla sorte della banca d’affari, delle sue partecipazioni (a cominciare dalle Generali) e del suo amministratore delegato. C’è chi ha sostenuto la possibilità di un ricambio al vertice dell’istituto, chi ha fatto balenare l’idea che qualcuno dei grandi soci lavorasse nella direzione di una scissione dell’attività bancaria da quella di holding di partecipazioni, altri hanno indicato nell’incorporazione di Mediobanca in Unicredit il vero progetto degli azionisti stabili. Insomma, a rileggere le cronache dell’estate, erano in molti a prevedere un autunno caldo in Piazzetta Cuccia. Tuttavia a giudicare dall’esito della riunione del cda e del patto di sindacato di Mediobanca di giovedì 20 settembre, la temperatura all’interno della banca d’affari sembra tutt’altro che rovente. Nonostante i conti al 30 giugno abbiano evidenziato un utile netto di soli 81 milioni (di cui circa la metà realizzati grazie alla plusvalenza sulla vendita di un immobile), a sentire i commenti di consiglieri e grandi soci non ce ne è uno che sia apertamente critico nei confronti dell’ad e del top management della banca. Il rally d’estate è dunque destinato a esaurirsi davanti all’apparente tranquillità che regna in Piazzetta Cuccia? Molto dipenderà dalla nuova mission che il top management e i grandi soci intenderanno dare a Mediobanca. Ma prima di conoscere quale sarà il futuro modello di business dell’istituto bisognerà aspettare il 2013, quando saranno noti il nuovo piano strategico delle G e n e r a l i , l’esito delle elezioni Usa, e si avrà qualche elemento di chiarezza in più sulle regole di Basilea 3. Fino ad allora l’andamento borsistico di Mediobanca continuerà a essere principalmente legato a quello del Leone di Trieste, che continua a essere la sua partecipazione più importante e che incide pesantemente sui risultati della banca. Nonostante gli sforzi di Nagel per dare maggiore evidenza al business bancario rispetto a quello di holding di partecipazioni, gli analisti continuano a ritenere il titolo Mediobanca ostaggio delle performance di quello del Leone. Secondo gli esperti di Equita (giudizio buy con target price di 4,9 euro) «Mediobanca rimane un titolo interessante come strumento a sconto per scommettere sul rilancio di Generali». Uno dei punti di svolta per capire quale sarà il nuovo ruolo di Mediobanca potrebbe essere il nuovo piano strategico cui sta lavorando l’ad della compagnia triestina, Mario Greco (si veda articolo nella pagina affianco), che dovrebbe essere pronto in novembre. Piano che, stando alle attese degli analisti, dovrebbe focalizzarsi su quattro punti chiave: azioni sul capitale, dismissioni di asset non strategici, miglioramento del ritorno sugli investimenti e razionalizzazione delle attività del gruppo sul mercato domestico. (riproduzione riservata)