di Marcello Bussi
Il pericolo che lo scudo antispread predisposto da Eurolandia e dalla Bce non vedesse mai luce è stato sventato. Ieri la Corte costituzionale tedesca ha dato il via libera alla ratifica del Fondo salva Stati permanente (Esm) e del Fiscal compact, ponendo un tetto massimo al contributo della Germania a 190 miliardi di euro, oltre il quale sarà necessaria l’approvazione del Bundestag. I mercati hanno reagito con sollievo alla sentenza. Le borse europee sono salite ai massimi da 14 mesi e Piazza Affari ha guadagnato l’1,2%, mentre lo spread dell’Italia è sceso ai minimi da inizio aprile a 335 punti, con il rendimento del Btp decennale al 4,969%. In spolvero anche l’euro, risalito a 1,2937 dollari, il livello più alto dallo scorso 11 maggio. «La sentenza della Corte sorprende per l’assenza di condizioni più strette», ha commentato l’economista di Ing, Carsten Brzeski, ricordando che essa «non ha identificato limiti definiti» per l’Esm «né violazioni del principio democratico». Il limite dei 190 miliardi fissato dall’Alta corte di Karlsruhe sarà raggiunto non appena l’Esm vedrà la sua potenza di fuoco da 500 miliardi di euro a pieno regime e il Bundestag sarà chiamato in causa solo se si dovesse decidere di espanderne la capacità di prestito. Eventualità ritenuta remota, visto che all’Esm si è affiancato il piano di acquisti di bond (Omt) potenzialmente illimitato da parte della Bce in funzione di scudo antispread. Questo ha già portato a un forte abbassamento dei differenziali di rendimento dei titoli di Stato spagnoli e italiani rispetto a quelli tedeschi. E molti economisti sostengono che l’attuale dotazione dell’Esm sia sufficiente a fare fronte a una richiesta di salvataggio della Spagna, sulle orme di quanto già fatto da Grecia, Portogallo e Irlanda. Bisognerebbe invece aumentarla se anche l’Italia facesse domanda. Ipotesi ormai remotissima: non solo è stata esclusa dal presidente del Consiglio, Mario Monti, ma, nel caso peggiore, basterebbe l’attivazione dello scudo antispread per riportare la calma sui mercati. Ecco perché Brzeski ha potuto affermare che «in meno di una settimana, l’Eurozona ha finalmente ottenuto il suo tanto atteso bazooka», aggiungendo che «ora il destino dell’area euro è esclusivamente nelle mani dei governi ». Secondo un funzionario del governo tedesco, la Germania dovrebbe riuscire a ratificare il Fondo salva Stati permanente (Esm) nelle prossime quattro settimane. Di conseguenza, l’Esm potrebbe entrare in vigore in tempo per il meeting inaugurale del board dello stesso Fondo, convocato dal presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, per l’8 ottobre, a margine della riunione dei ministri delle Finanze in Lussemburgo. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha dichiarato che la sentenza della Consulta dimostra la volontà della Germania di assumersi le proprie responsabilità per la salute dell’Europa e che la mossa dell’Alta corte di Karlsruhe apre la strada allo spirito della cooperazione di tutte le istituzioni, in particolare del Bundestag. Mentre secondo Joerg Asmussen, membro tedesco del Consiglio direttivo della Bce, la sentenza «è un passo importanto per l’Europa»; l’Esm è «una pietra angolare della nostra cassetta degli attrezzi per affrontare la crisi». Il presidente dell’Alta corte, Andreas Vosskuehle, ha affermato che il rappresentante della Germania per l’Esm dovrà sempre «mantenere il Parlamento ben informato su ogni importante sviluppo». La Corte ha anche reso noto che non accetterà un’interpretazione del trattato dell’Esm che permetta al Fondo salva Stati permanente di ottenere prestiti da parte della Bce, mossa che di fatto darebbe al meccanismo una licenza bancaria. I giudici di Karlsruhe si sono inoltre riservati di valutare se la Bce sia andata oltre il suo mandato con le misure annunciate la scorsa settimana dal suo presidente Mario Draghi, così come sostiene il ricorso di Peter Gauweiler, deputato della Csu, il partito bavarese gemello della Cdu della Merkel. Nessuno pensa tuttavia che le toghe rosse di Karlsruhe daranno ragione a Gauwelier. I mercati sono quindi soddisfatti. In prospettiva, ha osservato Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank, la decisione di Karlsruhe spiana la strada a una mutualizzazione dei debiti nella Ue. Per Kraemer «una politica monetaria accomodante, un euro più debole e un’inflazione più alta toglieranno pressione dai Paesi periferici, stabilizzando l’Unione monetaria per parecchi anni, trasformandola in un’Unione monetaria all’italiana». Un futuro roseo, ma che paradossalmente, agli occhi del tedesco Kraemer assume le tinte oscure di una disgrazia. (riproduzione riservata)