Pagina a cura di Nicola Capuzzo
Tempi duri per le compagnie assicurative che offrono coperture «corpi e macchine» (scafo e macchinari) per le navi. Secondo quanto emerso nei giorni scorsi, in occasione dell’ultimo meeting IUMI (International Union of Marine Insurance), il rapporto tra i sinistri pagati e i premi incassati durante l’ultimo esercizio (il cosiddetto Loss Ratio) dalle compagnie mondiali è arrivato infatti a quota 95%, un livello sostanzialmente insostenibile. Alessandro Morelli, direttore generale di Axa Corporate Solutions in Italia e membro dell’executive commitee di IUMI, ha spiegato infatti a MF Shipping & Logistica che: «Le compagnie assicurative generano utili quando il Loss Ratio è al di sotto del 70%; fra il 70 e l’80% le compagnie sono sostanzialmente in pareggio, mentre perdono quando il rapporto è al di sopra dell’80%. E in realtà è già da metà degli anni 90 che queste compagnie operano in perdita. Ma il punto grave ora è che gli ultimi dati aggiornati a fine 2011, che comprendono alcuni rilevanti sinistri marittimi, tra cui il naufragio della Costa Concordia, porteranno questo indice al 95% circa». Ma, aumento della sinistrosità a parte, ha continuato Morelli, il Loss Ratio è arrivato a questi livelli anche per un eccesso di offerta sul mercato assicurativo, che non consente di aumentare i premi». D’altra parte, ha sottolineato Mauro Iguera, numero uno di Cambiaso Risso Marine: «Se è pur vero che il rapporto Premi/ Sinistri a livello mondiale è progressivamente deteriorato nel corso dell’ultimo anno, è altresì vero che l’eccesso di capacità e la difficilissima congiuntura economica che sta vivendo l’armamento, non rendono agevole l’incremento dei costi assicurativi nell’immediato futuro». Ma certo questa situazione non potrà durare a lungo. «Oggi ci si può accontentare di stabilire rapporti di continuità con gli armatori che permettono di rinunciare a un utile a fronte di rapporti consolidati a mediolungo termine, ma è una situazione che non potrà reggere a lungo. Anche perché nel 2014 entrerà in vigore la direttiva Solvency II, che imporrà il rispetto di precisi parametri di Combined Ratio, l’indicatore di performance gestionale per le compagnie assicurative », ha aggiunto Morelli di Axa, facendo anche presente che ogni considerazione andrà inserita in un quadro più ampio di esposizione al rischio sempre maggiore su ogni singola nave per le compagnie assicurative. Morelli ha provato infatti a fare alcuni calcoli sommari: «Prendendo ad esempio una nave portacontainer da 18.000 TEUs di capacità, con un valore di costruzione di 500 milioni di dollari e merce trasportata per un valore di 50 mila dollari per ogni container TEU a bordo, si avrebbe un valore totale del carico pari a 900 milioni. In totale 1,4 miliardi di premi tra nave e carico». Intanto il giro d’affari del mercato assicurativo navale ha raggiunto nel mondo nel 2011 quota 31,9 miliardi di dollari (+7% rispetto al 2010) in termini di raccolta premi. In particolare, la raccolta premi del segmento «cargo» (le polizze per i carichi trasportati) è arrivata a 17,2 miliardi (+9%), quella delle coperture «corpi e macchine» a 8,3 miliardi di dollari (+1%) e quelli del mercato off-shore a 4,5 miliardi di dollari (+11%). In Italia, in particolare, il mercato assicurativo trasporti nel 2011 ha generato un giro d’affari di poco inferiore al miliardo di dollari, al quale hanno contribuito i premi corpi per 373,9 milioni, le polizze cargo per 507,8 milioni, l’off-shore e l’industrie energetica per 97 milioni e infine la cosiddetta Marine Liability (responsabilità civile) per 20,5 milioni. (riproduzione riservata)