La riforma del sistema sanitario statunitense, varata lo scorso anno dopo decenni di discussioni e proposte legislative, ha aperto la strada all’emanazione di provvedimenti attuativi a ritmi a dir poco sorprendenti.
La prima serie di norme applicative del Patient Protection and Affordable Care Act è stata definita poche settimane dopo la firma del provvedimento da parte del presidente Barack Obama. Da quel momento, la promulgazione di regolamenti e guide è stata “torrenziale”.
“La rapidità con la quale si è mosso il legislatore non ha precedenti”, ha commentato Helen Darling, presidente e ceo del National Business Group on Health di Washington, organizzazione non-profit che fornisce soluzioni previdenziali ai propri membri.
Le tematiche affrontate dalle normative emanate a implementazione della riforma sono onnicomprensive e spaziano dai requisiti che i piani di assistenza sanitaria devono ottenere per accedere a determinate convenzioni ai limiti annuali previsti fino all’eliminazione definitiva del tetto massimo di copertura prevista per il 2014.
Le ragioni per cui il legislatore si è mosso in tempi rapidi per emanare provvedimenti e note informative sono svariate. Prima fra tutte, i termini di scadenza molto vicini entro cui i principi previsti dalla riforma dovevano entrare in vigore ed essere attivi a regime.
Questo ha comportato un approccio “ad interim” nella promulgazione delle leggi, ovvero, i provvedimenti sono immediatamente entrati in vigore, ma si sono dotati di spazi di modifica per eventuali revisioni.
“C’è stato un considerevole miglioramento nell’approccio adottato dal legislatore, che ha prestato molta attenzione alle esigenze del datore di lavoro”, ha detto Frank McArdle, direttore presso Aon Hewitt Inc. a Washington.
In alcuni casi, per evitare un fiasco d’immagine, il regolatore non ha potuto far altro che essere flessibile. Un caso per tutti: l’abolizione progressiva del tetto massimo annuo posto ai piani di copertura sanitaria, ammontante a 750 mln $ nel 2011, 1,25 mln $ nel 2012 e 2 mln $ nel 2013, prima della definitiva abolizione, prevista nel 2014.
Questi limiti sono tuttavia molto più alti rispetto a quelli offerti dai piani cosiddetti “mini-med”, tipicamente forniti a lavoratori con bassi stipendi e con contratti temporanei. L’aumento improvviso dei massimali avrebbe comportato rialzi dei premi tali da non essere più accessibili ai lavoratori stessi.
I datori di lavoro sperano che la stessa flessibilità finora adottata venga applicata anche nel momento in cui si discuterà di ammende. La più grande preoccupazione dei datori di lavori è infatti l’elemento sanzionatorio della riforma legislativa, che prevede ammende fino a 2 mila $ all’anno per quei datori di lavoro che non offriranno ai dipendenti full-time coperture assicurative di tipo sanitario.
La misura prevede, sostengono gli esperti, che la sanzione venga comminata nel caso in cui ad un lavoratore full-time non venga proposto un piano di copertura sanitaria, e questi, potendo accedere ad una sovvenzione la utilizzi per accedere ad una copertura sponsorizzata dallo Stato.
I lavoratori temono che, qualora non vengano apportate modifiche all’attuale normativa, vi sarebbero numerosi casi –come ad esempio quello di un dipendente part-time temporaneamente impiegato per un monte ore settimanale superiore a 30- in cui il datore di lavoro correrebbe il rischio di incappare in ingenti sanzioni pur fornendo virtualmente copertura assicurativa a tutti i dipendenti full-time.
Fonti ufficiali del Dipartimento del Tesoro hanno confermato la disponibilità a confrontarsi con il mondo delle aziende per raggiungere un compromesso.
Fonte: Business Insurance