La manovra economica del governo aumenta di 4,2 miliardi di euro per effetto delle modifiche apportate nel maxi-emendamento, portando la correzione del deficit per il biennio 2012-2013 dai 49,8 mld previsti nella versione del 13 agosto, a 54,2 miliardi. È quanto emerso dalla relazione tecnica al maxi-emendamento su cui il governo ha posto la questione di fiducia votata dal Senato ieri sera e che si riproporrà alla Camera nelle prossime ore. Ma i costi della politica restano intatti mentre le riforme istituzionali iniziano un lungo percorso di cui non si vede per ora lo sbocco. Oggi, infatti, il Consiglio dei ministri approverà un ddl costituzionale in cui si avvierà il processo per la creazione delle città metropolitane attraverso l’abolizione della province (i comuni che non verranno uniti alle grandi città saranno chiamati ad accorpare i servizi fra loro e si rapporteranno direttamente con le regioni). E contestualmente inizierà anche il percorso costituzionale per il dimezzamento dei parlamentari. Stesso schema per l’inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione. Tuttavia, tra tanti sacrifici attesi per gli italiani e altrettanmte resistenze della casta politica, per non voler vedere proprio tutto nero occorre sottolineare che la crisi, almeno, ha indotto a spingere l’acceleratore su riforme fondamentali come non era mai successo prima. Da Bruxelles, ieri, è giunto un primo plauso: le nuove misure annunciate dal governo italiano rispondono alle sollecitazioni giunte da Bruxelles, ha spiegato il commissario Ue per gli affari economici e monetari Olli Rehn. E ciò serve a «rafforzare la fiducia».