Riforme necessarie per le casse di previdenza di ragionieri, medici e giornalisti. E anche geometri. C’è infatti da assicurare la sostenibilità trentennale richiesta dalla legge (Finanziaria 2007). Il che vuol dire che per circa 500 mila professionisti nel 2012 sarà ritoccata l’aliquota dei contributi previdenziali e probabilmente sarà anche innalzata l’età pensionabile.
La richiesta di riforme arriva sul piano tecnico dai ministeri vigilanti (lavoro ed economia), i quali da tempo chiedono formalmente o informalmente agli enti interventi strutturali per mettere al sicuro i bilanci. Soprattutto alla luce dell’analisi dei bilanci tecnici al 31/12/2009 effettuata dal ministero guidato Maurizio Sacconi.
La sostenibilità da ritrovare
Con il comma 763 della legge 296/2006 il legislatore ha chiesto agli enti dei professionisti di assicurare l’equilibrio dei bilanci per almeno 30 anni (prima erano 15 anni) all’interno di proiezioni attuariali di 50 anni. Un passaggio considerato drastico sin dalle prime ore da quelle casse che intuivano le difficoltà, per varie ragioni, a dimostrare la propria solidità. Tanto che già nei primi bilanci tecnici al 31/12/2006 è emerso il loro fiato corto (si veda ItaliaOggi del 2/9/2009). In assenza di riforme strutturali, con le nuove proiezioni al 31/12/2009 l’assenza di sostenibilità di medio-lungo periodo si è ripresentata (come già anticipato da ItaliaOggi del 14/12/2010). Circostanza che ha portato i tecnici ministeriali ad approcciare la situazione con meno indulgenza rispetto al passato.
La cura ricostituente
Secondo quanto risulta a ItaliaOggi i consigli di amministrazione dei vari istituti pensionistici avranno mano libera nel disegnare la propria riforma. Anche perché Enpam, Cipag, Inpgi e Cnpr hanno criticità diverse da affrontare. C’è chi, infatti, come la cassa dei medici (circa 350 mila iscritti), dovrà fare i conti con il sistema retributivo ma anche con il fenomeno dei baby boomers (i nati all’indomani della seconda guerra mondiale e che nei prossimi anni arriveranno all’età pensionabile in massa) che interessa in modo particolare la professione medica. E chi come quella dei ragionieri (circa 30 mila iscritti) dopo la mancata fusione con l’ente dei dottori commercialisti dovrà trovare un modo per allargare la base dei contribuenti magari aggregando figure professionali affini. Ipotesi alla quale lo stesso consiglio di amministrazione della Cnpr sta lavorando da anni senza troppa fortuna fino ad oggi. C’è poi il caso dell’istituto dei giornalisti (circa 20 mila iscritti alla gestione principale) alle prese con una crisi dell’editoria senza precedenti. In questo senso l’Inpgi ha già varato una mini-riforma nel corso del 2011 (si veda box in pagina) e si tratta di capire in che termini le misure avranno un impatto positivo sulla tenuta dei conti. Infine il caso dei geometri (oltre 95 mila iscritti) che manca la sostenibilità a 30 anni per un anno ed è quindi ipotizzabile una riforma light. Ad ogni modo, secondo i ministeri vigilanti, appare imprescindibile l’aumento delle aliquote a carico degli iscritti e qualche anno in più di lavoro prima del loro riposo. Per non parlare dei possibili tagli ai gettoni di presenza e alle spese di rappresentanza per gli organi statutari. Alla base del ragionamento c’è la consapevolezza che le misure della Manovra Tremonti (legge 78/2010), atte a garantire la stabilità dei conti dello stato, non possano essere escluse per quei sistemi previdenziali troppo generosi che senza qualche rinuncia sono destinati a collassare nel breve periodo e far ricadere il costo degli sprechi del passato sulla collettività (visto che in ultima istanza sarà sempre lo stato a dover garantire la pensione ai cittadini).