Dalla sanità previsti risparmi per quasi 600 milioni. Tasse per i super-ricchi I repubblicani contestano il programma 

di da New York Andrea Fiano

«Il mio programma prevede che per ogni dollaro in più di entrate verranno tagliati due dollari alla spesa pubblica». È un Obama deciso e netto quello che ieri a Washington, dal Rose Garden della Casa Bianca, ha presentato i dettagli del piano di tagli alla spesa pubblica, anticipati nel discorso al Congresso una decina di giorni fa.

La principale novità, anticipata nel fine settimana, riguarda la tassa per i redditi superiori a 1 milione di dollari, la cosiddetta Buffett Tax. «La classe media negli Stati Uniti non può pagare più tasse dei milionari. Questa non è lotta di classe, ma matematica», ha detto Obama, che in vista delle elezioni presidenziali del 2012 guarda con attenzione ai ceti medi. «Nessuno vuole punire il successo», ha sostenuto il presidente, che punta anche a 580 miliardi di dollari di tagli all’assistenza sanitaria (per gli anziani e ai disabili) Medicare e Medicaid, a 1.100 miliardi di risparmi legati alla fine della guerra in Iraq e Afghanistan e a 430 miliardi di tagli vari, compresa una riforma dei sussidi alla agricoltura e un modesto aggiustamento delle commissioni che Fannie Mae e Freddie Mac percepiscono per garantire i mutui immobiliari.

L’obiettivo di Obama è influenzare il lavoro del comitato bipartisan creato nei mesi scorsi al Congresso per avere entro fine novembre un programma preciso di tagli alla spesa pubblica da 1.500 miliardi di dollari.

E, ha aggiunto il presidente statunitense, «Per ridurre il debito non bastano i tagli alla spesa pubblica, bisogna che tutti paghino il giusto, anche i ricchi e le aziende». Il leader dei repubblicani al Congresso, John Boehner, ha risposto sottolineando che «l’insistenza dell’amministrazione Obama ad aumentare le imposte di chi crea posti di lavoro e la riluttanza a prendere le misure necessarie per rafforzare il sistema pubblico di assistenza sono il motivo per cui il presidente e io non siamo riusciti a trovare un accordo in precedenza e oggi appare chiaro che queste barriere restano invariate». Tutto questo anche in risposta alla proposta di eliminare le particolari esenzioni oggi concesse alle compagnie petrolifere, al settore dell’energia e ai possessori di aerei privati. L’aumento delle imposte sui redditi più alti è il tema più controverso delle proposte del presidente americano e quello a cui quest’ultimo ha dedicato maggior tempo nel suo intervento di ieri. Obama ha infatti che il metodo «o così o così» di Boehner non può funzionare «perché i cambiamenti vanno fatti assieme» e non con gli ultimatum.

 

 

Lo stesso presidente ha anche ripetuto che «in assenza di riforma del fisco le aliquote torneranno a essere quelle degli anni 90» ovvero quelle precedenti ai tagli decisi dal presidente Bush. Obama si è però spinto oltre: «Non si possono tagliare le imposte a fronte di un disavanzo pubblico di queste dimensioni» e quindi vanno eliminate tutte le particolari esenzioni oggi esistenti. «Ma possiamo ridurre le aliquote fiscali per le società se eliminiamo gli accordi particolari». Il capo della Casa Bianca si è detto «pronto a una riforma che aumenti le entrate per ridurre il disavanzo pubblico». La tesi di fondo di Obama resta invariata: «La salute dell’economia americana dipende dalla riduzione del debito pubblico» e «il pareggio di bilancio non può essere fatto sulle spalle della classe media e dei poveri» e «non può essere raggiunto solo con i tagli alla spesa pubblica» ovvero senza un aumento delle entrate pubbliche. Il piano del presidente americano punta a tagli per 4 mila miliardi di dollari alla spesa pubblica nel prossimo decennio, di cui mille miliardi sono già l’oggetto dell’accordo raggiunto quest’estate tra maggioranza e opposizione al Congresso. (riproduzione riservata)