Mediobanca ha chiuso l’esercizio 2010/2011 al 30 giugno con un utile netto di 369 mln (401 mln nell’esercizio precedente) dopo poste non ricorrenti per 238 mln. Il Cda ha deliberato di proporre all’assemblea la distribuzione di un dividendo di 0,17 euro per azione, invariato rispetto all’esercizio precedente.
L’andamento dell’esercizio, si legge in una nota, è stato caratterizzato da una buona performance dell’attività’ bancaria che tuttavia ha dovuto scontare la crisi dei debiti sovrani dei paesi “periferici” dell’Area Euro, con connesso deprezzamento di talune asset class e incremento del costo del rifinanziamento dei Governi e delle istituzioni finanziarie.
Il risultato dell’esercizio (368,6 milioni contro 400,8 milioni lo scorso anno) riflette una serie di poste non ricorrenti (a saldo negativo per 238 milioni) in larga parte riconducibili alla crisi dei mercati, in dettaglio: 275,5 mln di svalutazioni di attività finanziarie (pressoché raddoppiate rispetto ai 150 mln dello scorso esercizio) riguardanti per 119,7 mln titoli obbligazionari (di cui 108,9 mln titoli di stato greci allineati ai corsi del 30 giugno) e per 155,8 mln investimenti azionari (tra cui: 119,6 mln relativi a Telco – che ha svalutato le azioni Telecom Italia in portafoglio da 2,2 a 1,8 euro per azione – oltre a 32,9 mln su altre partecipazioni, principalmente Delmi).
Delle altre poste non ricorrenti si segnalano 37,8 mln di minori utili derivanti dalle società valutate a patrimonio netto per le svalutazioni pro-quota registrate da Generali Ass. al 30 giugno scorso su titoli di stato greci e su Telco; questa posta rappresenta un “anticipo” di oneri tenuto conto che il metodo della contabilizzazione a patrimonio netto prevede il recepimento dei risultati delle partecipate nel trimestre successivo al loro conseguimento e 75 milioni di riprese di valore su un finanziamento corporate in bonis.
Al netto delle poste sopra menzionate, il gruppo mostra: ricavi in aumento del 7% (a 2.039 mln) per la crescita del margine di interesse del 16,7% (da 917 a 1.070,3 mln) attribuibile al positivo andamento del comparto Retail e Private Banking (+25,6%, da 525,7 a 660,5 mln) e alla tenuta di Corporate ed Investment Banking (429,3 mln contro 428,9 mln); i proventi da titoli sono stabili (da 459 a 449 mln), includendo tale voce l’apporto delle partecipate a patrimonio netto (che al netto dell’anticipo dei 37,8 mln di Generali risulta in crescita del 13%), l’attività di negoziazione del Corporate ed Investment Banking (in crescita del 26% da 119 a 151 mln) e la riduzione dei proventi da valorizzazione del portafoglio titoli di CheBanca!; le commissioni ed altri proventi si confermano sui livelli dello scorso esercizio (520,3 mln contro 533,5 mln) malgrado le difficili condizioni di mercato.
Guardando allo stato patrimoniale, il Gruppo si conferma solido, liquido e con fonti di raccolta diversificate. In dettaglio: gli impieghi di gruppo crescono da 33,7 a 36,2 mld (+7%) per la ripresa del Cib (+6%) e l’andamento vivace del comparto retail (+16%) e del credito al consumo (+8%). Le attività deteriorate si riducono da 803,2 a 709,9 mln; il rapporto attività deteriorate/impieghi scende dal 2,3% all’1,9% con copertura al 48% (47%). Le disponibilità finanziarie (Tesoreria, AFS, Htm) rimangono elevate (oltre 18,6 mld) seppur in calo rispetto all’anno precedente (20,7 mld) a favore degli attivi creditizi.
L’esercizio di Mediobanca Spa, che chiude con un utile netto di 127,4 mln (244,1 mln), è stato caratterizzato, da un lato, dal buon andamento dell’attività corrente (+25,7% i ricavi al netto di utili non ricorrenti su titoli disponibili per la vendita) e, dall’altro, dalle svalutazioni su attività finanziarie cresciute, anche per effetto della crisi dei mercati, da 165,3 a 313,9 milioni.
I dividendi su partecipazioni aumentano da 70,2 a 98,9 mln per l’apporto di Generali (85,8 mln contro 66,7 mln) e di Pirelli & C. (13,1 mln contro 3,5 mln). L’aumento dei costi di struttura (+13,3%, da 280,4 a 317,8 milioni) riguarda per 27 milioni i costi del personale (83 collaboratori in più) e per 10,4 milioni le altre spese amministrative. La voce rettifiche/riprese di valore sui crediti (0,3 milioni) ha beneficiato di una ripresa di valore non ricorrente di 75 mln; anche al netto di tale partita si registrerebbe un calo del 34% rispetto alla scorso esercizio (113,3 mln), a conferma del trend in miglioramento mostrato negli ultimi trimestri.
Le rettifiche di valore delle attività finanziare sono aumentate a 313,9 mln (165,3 mln) e riguardano per 108,9 milioni la svalutazione ai prezzi di mercato di fine giugno dei titoli di stato greci del portafoglio disponibile per la vendita, per 158,6 mln quella su partecipazioni (principalmente partecipazione in Telco), per 10,8 mln altre obbligazioni immobilizzate e per i residui 35,6 mln azioni disponibili per la vendita. Le principali voci patrimoniali mostrano gli incrementi dei finanziamenti (da 20,2 a 22,9 mld) e dei portafogli disponibile per la vendita ed immobilizzato (da 6,7 a 10,7 mld esclusivamente per i titoli a reddito fisso) a fronte di un aumento della provvista (da 40,7 a 41,8 mld) e della riduzione degli impieghi di tesoreria (da 16,2 a 10,7 mld).