Nello scontro tra i due organi di vigilanza sulla vendita delle polizze a tutela dei mutui, l’associazione bancaria prende tempo con una nuova proposta
Isvap ancora sul piede di guerra. E l’Associazione bancaria italiana pronta a negoziare la resa, nella speranza di strappare un compromesso accettabile. Sul tavolo, oggetto del contendere, è il tema delle polizze vita agganciate ai mutui ipotecari distribuite dagli stessi istituti di credito.
Nella maggior parte dei casi a prezzi in linea, o soltanto leggermente un po’ più cari rispetto all’offerta del mercato. Ma talvolta anche del tutto fuori dal mondo, come la polizza venduta da una banca per ben 14 mila euro, a protezione di un mutuo di 300 mila euro a 10 anni: una vera gallina dalle uova d’oro per l’istituto in questione, in grado di fruttare provvigioni pari al 70% del premio versato. Di fatto, quasi dieci volte tanto rispetto a quelle richieste da un agente per un prodotto analogo, che a listino costa solo 1.600 euro.
Quello appena citato è solo uno dei casi eclatanti registrati dall’Isvap nell’ultima indagine sui costi delle coperture assicurative abbinate ai finanziamenti ipotecari, realizzata nei primi mesi dell’anno su dati del 2010. Non si tratta quindi di un caso isolato. Secondo quanto dichiarato in occasione della relazione annuale dal presidente dell’autorità di vigilanza, Giancarlo Giannini, la provvigione media incamerata dalle banche distributrici sarebbe del 44%, già questa più che doppia rispetto a quanto riconosciuto agli agenti assicurativi (20%), ma con punte fino al 79%. Colpa, secondo l’Isvap, di un macroscopico conflitto di interessi che avrebbe prodotto forti distorsioni nell’offerta di polizze assicurative da parte degli istituti di credito. A danno evidentemente dei consumatori, costretti a pagare commissioni abnormi per assicurarsi, e sempre più di frequente addirittura per ottenere il mutuo. Vale la pena ricordare che, secondo una prassi diffusa tra gli sportelli di molti istituti di credito, la sottoscrizione della polizza vita e/o multirischi, formalmente facoltativa, è spesso imposta al mutuatario come conditio sine qua non per avere accesso al credito.
A questa situazione, già emersa in occasione di una precedente indagine, nel 2008, l’Autorità di vigilanza aveva cercato di porre rimedio vietando a banche e broker di assumere contemporaneamente la qualifica di intermediari e beneficiari della copertura assicurativa offerta al cliente. Nel dicembre del 2010, però, pochi giorni prima dell’entrata in vigore del provvedimento, la norma contro il conflitto di interesse fu stralciata dal Regolamento 35, recante la nuova disciplina sulla trasparenza delle polizze assicurative. Chiamato in causa dall’Associazione bancaria italiana insieme ad altre associazioni di categoria, infatti, il Tar del Lazio riscontrò un vizio procedurale, attinente la pubblica consultazione del provvedimento, e annullò la norma che avrebbe costretto gli operatori a scegliere tra due opzioni: rinunciare alla vendita diretta delle polizze; oppure, continuare a offrire la copertura, trasferendo, però, il beneficio della prestazione assicurativa dalla banca erogante al debitore-assicurato.
Dopo la sentenza del Tribunale amministrativo, l’Isvap ha avviato una nuova formale consultazione, rimuovendo i vizi procedurali che avevano motivato la pronuncia del Tar e lo scorso 31 gennaio è scaduto il tempo a disposizione degli operatori e delle associazioni dei consumatori per presentare eventuali osservazioni in merito. E così, il 6 giugno scorso, Giannini poteva annunciare: «Gli esiti della consultazione sono già in corso di valutazione e l’emanazione del provvedimento è ormai prossima».
Poi, però, a luglio, si verifica l’ennesimo colpo di scena. L’Abi presenta all’Isvap una nuova proposta, che suggerisce di integrare la vigente informativa pre-contrattuale con informazioni sui requisiti necessari per ottenere altrove una copertura assicurativa analoga a quella proposta allo sportello dall’istituto erogante.
Nelle prossime settimane, l’Abi incontrerà di nuovo i rappresentanti dell’Autorità di vigilanza. Riuscirà l’Associazione Bancaria a bloccare, di nuovo, il provvedimento? Per il momento, le parti interessate non si sbilanciano. Ma l’impressione è che le posizioni rimangano ancora distanti e quindi lo spazio per un accordo in extremis, assai limitato. (riproduzione riservata)