“Il debito pubblico italiano rischia di non venir pagato a scadenza? No, non c’è questo rischio. Quello che accade ai titoli nel durante è solo un problema contabile”.
Il presidente dell’ANIA, Fabio Cerchiai, interpellato da Radiocor pone in questi termini per le compagnie di assicurazione il problema del declassamento del rating sovrano dell’Italia da parte di Standard & Poor’s e delle tensioni sui titoli di Stato. Questo approccio, ha rilevato, è in linea con la natura delle compagnie di investitori di lungo periodo, che mantengono i titoli fino a scadenza.
Cerchiai ha auspicato che si agisca con la necessaria urgenza sul fronte di tagli strutturali alla spesa e a riforme strutturali: ‘”Ci sono tutti i presupposti per farlo”.
Senza interventi di questo tipo, ha osservato, qualsiasi aumento dei ricavi fiscali è destinato a rivelarsi insufficiente.
Come parti sociali, ha detto Cerchiai, “siamo disponibili a condividere sacrifici che siano però anche investimenti”.
Il tema del debito pubblico è stato al centro della presentazione del libro di Vittorio Bruno, ‘Per affari e per amore, gli italiani e le assicurazioni dal Risorgimento a oggi’, voluto dall’Ania in occasione del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia.
Tre costanti ricorrono nell’analisi storica del debito pubblico italiano, ha rilevato Cerchiai: un suo livello sempre eccessivo, la cronica carenza di risorse pubbliche che sono sempre state destinate più alla spesa corrente che agli investimenti e un rapporto di sfiducia tra cittadini e Stato, sentimento che si manifesta nell’evasione fiscale.