di Raffaele Ricciardi

 

Anche il broker assicurativo più antico del mondo, i Lloyd’s di Londra, alimenta i dubbi sulla tenuta dei Paesi periferici dell’Unione europea. «Se sei preoccupato sulla tenuta stessa di un governo e credi che il debito di un Paese possa essere a rischio, allora certamente sarai preoccupato anche del fatto che le banche di quel Paese possano essere travolte dalla sua crisi». È stato Luke Savage, il direttore finanziario di Lloyd’s, a spiegare così la decisione di ridurre l’esposizione ai Paesi periferici dell’euro, snellendo contestualmente i conti aperti presso alcune banche del Vecchio continente. «Non abbiamo in portafoglio titoli di debito di quegli Stati e abbiamo cercato di ridurre l’esposizione anche verso le banche», ha aggiunto.

Il colpo arriva a un giorno di distanza dalla scelta di Siemens di ritirare i propri depositi di liquidità a breve termine (500 milioni di euro) da SocGen e dopo la decisione della Bce di fornire liquidità in dollari ad alcuni istituti europei, anche se Savage non ha voluto specificare a quali banche e a quali Paesi facesse riferimento. Lloyd’s ha in liquidità un terzo dei quasi 3 miliardi di euro di asset e la scelta del management è andata in direzione di un profilo d’investimento più sicuro. «Per quanto riguarda la parte liquida, vogliamo essere sicuri che sia depositata presso banche che saranno ancora in piedi per poter restituire le somme», ha chiosato Savage. Anche perché il primo semestre ha fatto emergere un rosso significativo per Lloyd’s, che ha iscritto a bilancio perdite per quasi 800 milioni di euro. (riproduzione riservata)