Il macchinista del treno Alvia che deragliò alla curva di Angrois in Spagna nel 2013 e l’ex direttore della sicurezza dell’ADIF sono stati condannati a due anni e mezzo di carcere per 79 reati di omicidio colposo e 143 reati di negligenza grave, e interdetti dall’esercizio della professione per quattro anni e mezzo.
Inoltre, riporta Aseguranza, gli assicuratori di Renfe Operadora e ADIF (QBE e Allianz Global), sono stati condannati a pagare un risarcimento di oltre 25 milioni di euro alle vittime. La sentenza non è definitiva e può essere presentata in appello presso il Tribunale provinciale di A Coruña.
In particolare, il macchinista, distratto da una telefonata di 100 secondi con il controllore (chiamata priva di urgenza), aveva raggiunto la curva a una velocità a cui il deragliamento era “sicuro”, ben 176 km/ora, contro i massimi 80 previsti. Gli addetti alla sicurezza sono stati condannati perché non c’era nulla sui binari che potesse proteggere il treno nel caso in cui, per qualsiasi motivo, il macchinista non avesse rispettato l’obbligo impostogli dalla tabella di velocità massima.
Per il giudice, il macchinista ha omesso “la più elementare precauzione di un professionista di accertarsi, prima di rispondere alla chiamata, del luogo in cui si trovava, o addirittura di farlo durante la conversazione”. Inoltre, non ha tenuto conto delle informazioni fornite dai documenti del treno e dai segnali laterali e di un precedente suono acustico, oltre al fatto che “conosceva la linea e in particolare la significativa riduzione di velocità imposta dalla curva e dalla sua bruschezza”.