Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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L’inflazione potrebbe diventare un problema per la Bce, ma nel senso opposto a quello visto finora. Il carovita nei prossimi mesi potrebbe scendere più di quanto atteso da Francoforte e finire sotto l’obiettivo del 2%. In questa direzione vanno i dati pubblicati ieri sull’inflazione ad agosto in Germania (scesa al 2%, dal 2,6% di luglio) e in Spagna (calata al 2,4, dal 2,9% di luglio). In entrambi i casi i valori sono stati inferiori alle previsioni, sulla spinta di effetti base e dell’andamento di energia e cibo. L’inflazione tedesca è scesa ai minimi da marzo 2021. Oggi sarà reso noto il dato complessivo dell’Eurozona, che prima di ieri era previsto dal consenso di mercato al 2,2%, dal 2,6% di luglio. Se il valore sarà inferiore alle attese di mercato, così come avvenuto per Germania e Spagna, l’inflazione sarà ancora più vicina al 2%.
In Italia, il mercato tecnologico – ancora poco esplorato – presenta ampi margini di crescita e una opportunità di investimento. I settori su cui puntare vanno dalla cybersecurity all’intelligenza artificiale, dal software al cloud, alla robotica e automazione. Gli investimenti in private equity continuano a preservare un certo dinamismo. La normalizzazione dell’inflazione e la prospettiva di tassi più bassi stanno alimentando maggiore ottimismo e cauta ripresa. La prevista crescita delle operazioni non si è ancora pienamente materializzata: nel primo semestre 2024, nel mondo, i deal hanno raggiunto i 621 miliardi di dollari di valore (-8,5% rispetto al primo semestre 2023), con un calo nel numero (circa 7.000 operazioni, -18,3% rispetto al 2023).

Sono legittime le circolari con le quali il Ministero dei trasporti, tra settembre e ottobre 2023, ha previsto l’obbligo della visita e della prova presso la Motorizzazione civile, con annotazione sulla carta di circolazione, per l’utilizzazione di portasci e portabiciclette sulle autovetture di categoria M1, veicoli progettati e costruiti per il trasporto di persone aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente. L’ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto un ricorso proposto da operatori attivi nel campo della produzione, vendita, installazione e distribuzione di accessori per auto e autocaravan.
Dipendente licenziato anche se con la condotta addebitata non ha causato un danno patrimoniale al datore. Ciò che conta, infatti, sono le ripercussioni sul rapporto di un comportamento che mette in dubbio la futura correttezza del lavoratore rispetto agli obblighi assunti: la circostanza che l’incolpato o un terzo non abbia ottenuto un vantaggio economico dai fatti addebitati non esclude che la condotta contestata, per la sua oggettiva gravità, possa ledere il rapporto di fiducia con il datore. Il tutto perché può assumere rilevanza disciplinare anche una condotta che, per le modalità con cui si manifesta, arreca un danno, anche potenziale e non necessariamente economico, agli obiettivi aziendali. Così la Corte di cassazione, sez. lavoro, nell’ordinanza n. 23318 del 29/08/2024.
I costi amministrativi legati alla gestione della cessione del quinto dello stipendio non possono essere addebitati al lavoratore, ma devono essere sostenuti dal datore di lavoro. Lo ha affermato la Corte di cassazione – sezione lavoro con sentenza n. 22362/2024, depositata il 7 agosto 2024. Il datore aveva effettuato trattenute sugli stipendi per coprire i costi di gestione amministrativa delle cessioni del quinto. I lavoratori avevano contestato questa pratica, ottenendo ragione in primo e secondo grado.

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Mentre le associazioni di categoria promettono battaglia ai vertici di Agricat e al ministero dell’Agricoltura, va meglio, ma non troppo, dalle parti della struttura commissariale del generale Figliuolo. Secondo i dati aggiornati al 28 agosto sono state concluse con esito positivo 809 pratiche (684 famiglie e 125 imprese), pari al 44% delle 1.832 domande presentate, per importi che superano i 23 milioni (16,2 milioni a famiglie e 6,8 milioni a imprese), metà dei quali erogati come anticipo. A queste si aggiungono 1.528 in fase di compilazione, per un totale di 3.360 accessi alla piattaforma. Tutto ciò, a fronte di 3,5 miliardi di danni certificati dalla Ue all’indomani dell’emergenza. In quanto alle cifre utilizzabili, la disponibilità della struttura commissariale si attesta attualmente sui 1,9 miliardi compresa la dotazione di 700 milioni derivanti dal debito di imposta. A favore delle famiglie, inoltre, si è aperta la possibilità di ottenere indennizzi per i beni mobili con il tetto di 30 mila euro.

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«La mia domanda di rimborso all’AgriCat è stata rifiutata. Nessun danno risarcibile. Niente spiegazioni». Gianni Fagnoli è il proprietario del podere I Fondi a Centoforche, Appennino forlivese. A seguito dell’alluvione del 2023 nella sua azienda stima almeno 60mila euro di danni: «Ho perso l’agibilità della strada, l’accesso al podere, gli attrezzi; il collasso del crinale ha trascinato piante, la recinzione, il sistema di irrigazione», e l’elenco non è finito. Nel suo frutteto quest’anno coltiva e raccoglie «tutto a mano, tutto a piedi». L’AgriCat, il fondo mutualistico che doveva permettere a tanti imprenditori come lui di risollevarsi risarcendo la perdita di produzione e di reddito, «e che doveva essere lo strumento più veloce, in realtà è stato il più lento», con risposte, denuncia Fagnoli, «quasi sempre negative ». Un collega di Riolo Terme (Ravenna), Stefano Mordini, ha ricevuto una risposta che non esita a definire «ridicola»: «Appena 13,83 euro a fronte di 30mila di danni, e nessuno sa perché e per cosa, neanche la mia associazione di categoria. La domanda per l’indennizzo mi è costata di più». Stefania Malavolti, che ha un’azienda a Casola Valsenio — uno dei paesi più colpiti dalle frane — con fatica ha scoperto che le spettano 181 euro: «Forse per i kiwi, colpiti prima dalle gelate e poi dall’alluvione. Gli altri anni arrivavo a 12-15mila euro di raccolto, l’anno scorso neanche un frutto». Fabrizio Galavotti, che lasciò allagare i suoi terreni per salvare Ravenna, ha ottenuto «il 30% della richiesta, 130mila euro a fronte di 450mila di costi per le mancate produzioni, il cui valore reale però è di 1,5 milioni. E non so se arriveranno altri fondi».
Dal +3,1% di Pesaro Urbino al +11% di Roma, non c’è automobilista al riparo dai rincari della Rc auto. Nel complesso, a luglio, il premio medio in Italia è salito a 416 euro. Secondo le stime dell’Ivass, autorità di settore, si tratta del +7,4% annuo in termini nominali, che diventa un +6,1% in termini reali, e segna un’accelerazione rispetto a giugno.


Handelsblatt

 

‘Autorità federale tedesca di vigilanza finanziaria (Bafin) ha espresso una chiara critica a diversi assicuratori vita: le compagnie devono concentrarsi più chiaramente sui vantaggi per i clienti dei loro prodotti. La richiesta proviene dal direttore esecutivo del Bafin Julia Wiens. La direttrice sottolinea le carenze del settore e lancia un chiaro avvertimento ai consigli di amministrazione degli assicuratori vita. “Le polizze vita dovrebbero soddisfare le esigenze di protezione e le aspettative di rendimento dei clienti. Sembra una cosa ovvia, ma purtroppo non lo è”, ha spiegato Wiens in occasione dello ‘Strategy Meeting Life Insurance’ organizzato quest’anno da Handelsblatt. La Bafin ha esaminato i prodotti di 13 assicuratori vita. “Quello che abbiamo scoperto finora non ci soddisfa affatto”, ha sottolineato Wiens.