Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Imprese e Pa sempre tenute alla trasparenza sull’uso di sistemi automatizzati nell’organizzazione del lavoro: gli obblighi informativi a favore di lavoratori e sindacati valgono, senza deroghe, sia per le automatizzazioni totali, sia per quelle parziali e anche per l’uso di sistemi di intelligenza artificiale con sorveglianza umana. È quanto discende dalla lettura sistematica del regolamento Ue sull’intelligenza artificiale n. 2024/1869 (entrato in vigore il 1° agosto 2024) del Regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr), del decreto legislativo 152/1997 (obblighi di trasparenza del datore di lavoro) e dell’articolo 4 della legge 300/1970.
In Italia la procedura di sovraindebitamento stenta a decollare. Seppure scendono dell’1,8% i soggetti a rischio di povertà assoluta, restano elevati i livelli di famiglie sovraindebitate, come definite dall’art. 2, lett. d del dlgs. 14/2019 (Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, Ccii). Germania e Francia hanno numeri 10 volte superiori (gestiscono 100 mila domande ciascuna all’anno). Secondo l’ultimo report Crif, poi, il 22,8% della popolazione è a rischio di povertà assoluta – valore in calo rispetto al 24,4% del 2022 – mentre 5,7 milioni si persone si trovano già in questa condizione.
Aumenta l’export italiano in Europa, la principale area di destinazione per le vendite di beni Made in Italy oltre i confini nazionali. L’incremento sarà più moderato nel 2024 mentre il prossimo anno il trend positivo si manifesterà in maniera più evidente. Nell’Eurozona, infatti, bisognerà attendere il 2025 per assistere ad una piena ripresa che, in ogni caso, si presenterà in maniera disomogenea tra paesi e settori. A disegnare lo scenario è il “Focus on doing export report” di Sace secondo cui il calo dell’inflazione, previsto per la seconda metà dell’anno, dovrà scontare una politica monetaria in fase di allentamento, con un paio di tagli ai tassi d’interesse attesi entro la fine dell’anno.
Lavorare di notte è più sicuro. A parità di mansione, infatti, il lavoratore è esposto a un minore rischio d’infortunarsi. Su mille occupati, sono soltanto 7 gli infortuni notturni, rispetto a 28 del totale dei lavoratori ovvero 5 rispetto a 24 escludendo gli infortuni in itinere, cioè accaduti nel tragitto tra casa e lavoro. A evidenziarlo è l’Inail nella ricerca «Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia», edizione 2024, relativa al quinquennio 2018-2022, che aggiorna a distanza di anni il precedente lavoro sul fenomeno infortunistico in orario notturno. Il minor rischio, spiega l’Inail, potrebbe essere dovuto al fatto che molte lavorazioni ad alto rischio, come quelle del comparto edile, agricoltura, lavorazioni minerali non metalliferi (materiali per l’edilizia, vetro, ceramica, ecc.) ed estrazioni di minerali vengono svolte quasi esclusivamente in orario diurno.
Proporre investimenti in criptovalute o prodotti finanziari inesistenti, da parte di un soggetto non abilitato, fa scattare il reato di abusivismo finanziario, previsto e punito all’articolo 166, dlgs 58/1998 (Testo Unico in materia di intermediazione finanziaria, cd. Tuf). Le criptovalute, infatti, possono atteggiarsi, a seconda delle circostanze, come mezzo di pagamento o come mezzo di investimento. È quanto si legge nella recente sentenza n. 29649/2024 (motivazioni depositate il giorno 19/07/2024), con la quale la Corte di cassazione (Sezione V penale) precisa che la fattispecie si integra inoltre quando le somme destinate agli investimenti non vengono effettivamente utilizzate dal promotore abusivo.
Sono in molti a temere di subire furti a casa, in particolare quando si parte e si lascia incustodita l’abitazione. Per proteggersi ci sono soluzioni più basiche come le porte blindate e le inferriate alle finestre ma anche più sofisticate come impianti che dispongono di sistemi di rilevazione perimetrale uniti a protezioni volumetriche interne, rafforzati da sistemi di videosorveglianza, con costi che possono arrivare fino a oltre 6 mila euro. Ci sono però anche alcuni semplici accorgimenti che possono ridurre i rischi, soprattutto in caso di assenze prolungate: per esempio evitare di pubblicare notizie troppo puntuali dei propri spostamenti sui social media, cercare di non fare accumulare la posta nella cassetta delle lettere e chiedere la collaborazione dei vicini fidati.

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Per la piccola Michelle, 8 anni appena, non c’è stato scampo: è morta a causa del violento impatto all’interno della Smart Fortwo nella quale viaggiava seduta in braccio alla mamma, probabilmente senza cinture di sicurezza, sul lato passeggero. Ferita la sorella di 16 anni che era stipata nel portabagagli della minuscola auto omologata per trasportare solo due persone. A guidarla Francesco D’Alterio, 47 anni, compagno della madre delle due ragazzine. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri della stazione di Varcaturo e della sezione radiomobile di Giugliano. L’accusa è omicidio stradale. L’incidente è avvenuto poco dopo le 5 del mattino, sulla Domitiana, lungo stradone nel comune di Giugliano, in provincia di Napoli. D’Alterio si era messo alla guida senza aver mai conseguito la patente. La smart, inoltre, non era coperta dall’assicurazione.

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Di questo passo non ci salviamo, dicono gli scienziati: gli obiettivi di decarbonizzazione fissati da governi ed aziende non sono sufficienti per contenere il riscaldamento globale sotto il grado e mezzo, la soglia di non ritorno. Alcune grandi aziende stanno in silenzio o esplicitamente rinviando i propri target di riduzione della CO2 . La finanza legata a criteri ambientali si sgonfia. E la crescente insofferenza di categorie danneggiate dalle politiche climatiche spinge la politica a relativizzare gli imperativi climatici, o peggio a contestarli. La formula che salda ripensamenti pubblici e privati dice che la transizione dev’essere sostenibile anche dal punto di vista economico, sociale e geopolitico. Tesi che nella migliore delle ipotesi potrebbe veicolare un’utile correzione di rotta, nella peggiore renderlo irraggiungibile.
La corsa non si ferma, ma lo slancio sarà meno vigoroso di quanto ci si potesse aspettare. Anche se il numero di detrattori sta aumentando, non solo tra i politici e soprattutto in Europa, l’auto elettrica e tutt’altro che spacciata. Certo, le case automobilistiche hanno rivisto i loro programmi. Si tratta, però, di un assestamento, al massimo di un rinvio di pochi anni, Europa permettendo. L’Agenzia internazionale dell’energia stima alla fine del 2024 un’auto su cinque vendute nel mondo sarà a batteria. Per un totale di 17 milioni di veicoli, dei quali più di 10 milioni solo in Cina, il 45% del totale. D’altronde nel Paese del Dragone a luglio oltre il 50% delle immatricolazioni sono state elettriche o ibride plug-in.In Europa a fine anno sarà elettrica una macchina ogni quattro e negli Stati Uniti una ogni nove.

È in procinto di nascere un nuovo colosso del risparmio da 1.500 miliardi. Axa ha annunciato di essere pronta a cedere la controllata Investment managers a Bnp Paribas. Il valore dell’operazione è di circa 5,1 miliardi di euro e potrà raggiungere i 5,4 miliardi, includendo un corrispettivo aggiuntivo di 0,3 miliardi derivante dalla vendita di Select ad Axa Im prima della conclusione della transazione. Sempre nel vecchio continente svetta Allianz, multinazionale tedesca con sede a Monaco. Il gruppo tedesco è uno dei maggiori gestori patrimoniali globali, con circa 2 mila 400 miliardi di dollari di asset in gestione attraverso le sue controllate Allianz Global Investors e il gigante obbligazionario Pimco. Ultimamente sta guardando verso Oriente, in particolare a Singapore, anche se si parla di contatti con Deutsche Bank. E in Italia che cosa accade? Le società più chiacchierate restano Fineco, Banca Generali, Azimut e Anima, ma nulla accade. Certo alcune quotazioni di Borsa raggiunte non favoriscono acquisizioni. Secondo alcuni analisti, i merger sono ormai diventati la strada migliore. Mediobanca, per esempio, potrebbe cedere la quota nella compagnia triestina e fondersi con Banca Generali o Fineco. C’è da aggiungere che la mossa di Axa desta qualche perplessità a Trieste, dove Generali aveva scommesso sul wealth management per cercare di rilanciare l’andamento del proprio conto economico. Vedremo che cosa accadrà nei prossimi mesi, visto che in ballo c’è il rinnovo del vertice.
«I risparmiatori in Italia — ha detto Antonio Patuelli, presidente dell’Abi all’ultima assemblea dell’Associazione — sono gravati da una pesante tassazione che spesso li orienta ad investire all’estero. Occorre ridurre la pressione fiscale sui risparmiatori che investono a medio e lungo termine». In un recente intervento sul Il Sole 24 Ore Federico Cornelli, commissario Consob, ha insistito sulla necessità di sostenere i cosiddetti capitali pazienti. «Va parificato il trattamento fiscale tra plusvalenze immobiliari e mobiliari realizzate dopo i cinque anni. E va inoltre razionalizzato e uniformato il trattamento fiscale sui fondi pensione allineandolo alle best practice internazionali». Tradotto: se il risparmio virtuoso va premiato, il cassettista dovrebbe essere agevolato fiscalmente rispetto al trader professionale. E così il fondo pensione o la cassa previdenziale che svolgono un’importante funzione di utilità pubblica, ugualmente virtuosa. Si potrebbe poi aggiungere, a puro titolo di provocazione, se sia sempre virtuoso finanziare uno Stato che virtuoso non lo è affatto, ma questo ovviamente ci porterebbe su un altro, scivoloso, piano etico.
A fine estate come ogni anno rispunta il tormentone delle pensioni. La proposta (ormai vintage) è «quota 41». Vale a dire che, se un lavoratore ha maturato 41 anni di contribuzione può andare in pensione senza limiti di età. Il punto è però che questa proposta costa tanti soldi e inoltre il ministro Giancarlo Giorgetti vorrebbe continuare con la decontribuzione anche per il 2025, una soluzione che, come ha evidenziato anche la Commissione Ue, mette a rischio i conti dell’Inps e soprattutto le pensioni dei giovani. Se anche per il 2025 restasse la decontribuzione, dal 2022 l’Inps avrebbe circa 45 miliardi di minori entrate, altro che come afferma il ministro: «nessun sistema pensionistico regge a questa demografia». Il sistema non regge se si continua con la decontribuzione e con le proposte tipo quota 100 e 103. Per pagare le decontribuzioni la legge di bilancio 2025 dovrà trasferire all’Inps la stratosferica cifra di oltre 33 miliardi: vogliamo andare avanti così? Per inciso, senza quota 100 oggi avremmo 15,8 milioni di pensionati e un rapporto attivi pensionati sopra 1,5 (1,5 attivi per ogni pensionato); invece ne abbiamo 16,15 milioni e un rapporto attivi pensionati più basso.