Il segmento Life Science sta attraversando una trasformazione radicale grazie all’integrazione tra intelligenza artificiale e tecnologie avanzate, che sta rivoluzionando l’approccio alla cura dei pazienti. L’IA permette infatti l’ottimizzazione degli studi clinici, il miglioramento della progettazione dei farmaci e l’innovazione nei dispositivi medici.

Secondo una recente indagine commissionata da QBE Insurance Europe le opportunità per ridefinire la cura dei pazienti sono immense.

Le principali opportunità per il comparto

La scoperta di nuove formulazioni farmaceutiche è sicuramente una tra le principali aree che può trarre beneficio dallo sviluppo dell’IA. Se prima, tempi lunghi (una media di 10-15 anni), costi esorbitanti (spesso superiori al miliardo di dollari) e tassi di fallimento elevati venivano considerati accettabili, con l’integrazione delle nuove tecnologie questo paradigma è destinato a cambiare. Le piattaforme per la scoperta di farmaci basate sull’intelligenza artificiale sfruttano algoritmi sofisticati per analizzare enormi librerie di strutture molecolari, prevedere l’attività biologica
di potenziali candidati farmaci e ottimizzare le loro proprietà chimiche in termini di efficacia
e sicurezza. Queste piattaforme, infatti, consentono ai ricercatori di identificare in modo più efficiente i candidati farmaci promettenti, di dare priorità ai composti guida per un’ulteriore valutazione e di accelerare le fasi di sviluppo preclinico e clinico.

Anche per le sperimentazioni cliniche, l’IA è da considerarsi come un acceleratore di processi. Può infatti favorire il miglioramento delle strategie di reclutamento dei pazienti, la creazione di modelli predittivi, che possano aiutare i ricercatori a prevedere con maggiore precisione i tassi di abbandono dei pazienti e l’ottimizzazione dei protocolli di sperimentazione per garantire risultati più rapidi e affidabili.

Il vecchio trend della medicina generale sta lasciando il posto ad una medicina personalizzata sia in ottica di cura del paziente sia per quanto riguarda i dispositivi medici. Grazie all’AI è possibile analizzare i profili genetici individuali, personalizzare i piani terapeutici, migliorando l’efficacia del trattamento riducendo al minimo gli effetti collaterali e aprendo nuove frontiere per la medicina di precisione. Con l’utilizzo delle nuove tecnologie, i produttori di dispositivi medici possono creare soluzioni su misura per le anatomie e le esigenze dei singoli pazienti, favorendo un approccio personalizzato volto non solo a migliorare le prestazioni e la compatibilità dei dispositivi, ma che riduca al minimo la probabilità di complicazioni. Dal 2020 la sola Food and Drug Administration (FDA) ha approvato ogni anno più di 100 nuovi dispositivi basati sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico. Il dato è impressionante se paragonato alle poche unità all’anno di 10 anni fa, portando nel solo 2022 a 139 i dispositivi basati sull’IA e apprendimento (fig.2).

 

Quali sono i rischi?

Con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sempre più centrale in questo settore, bisognerà considerare le possibili nuove minacce in grado di danneggiarne lo sviluppo. Attività Maleware, necessità di tutelare la privacy dei pazienti, errori di progettazione e/o visualizzazione del software o problematiche a livello di manutenzione, sono alcuni dei principali rischi per  le nuove. Ulteriore elemento è rappresentato dalla carenza di formazione del personale, problematica da prevenire soltanto con la riqualificazione della forza lavoro esistente, perché se è vero che per alcune mansioni l’IA può sostituire gli esseri umani, a scienziati, farmacisti e operatori sanitari verranno richieste sempre più nuove competenze.

L’integrazione dell’IA nel comparto sanitario avrà̀ quindi significative conseguenze anche per
i settori correlati, compreso quello assicurativo. Se da un lato si prevede un aumento delle attività̀ illecite di manipolazione dei modelli linguistici di grandi dimensioni o di accesso alle serie di dati, dall’altro la medicina personalizzata dovrebbe avere un impatto positivo sul settore assicurativo, migliorandone la sicurezza e l’affidabilità dei dispositivi.

Stefania Pesatori, Life Science underwriter di QBE Italia, ha commentato: “In questo momento di transizione, alle compagnie assicurative si richiede flessibilità. Per gli assicuratori, supportare l’integrazione di queste tecnologie vuol dire non solo contribuire a ridurre i costi delle cure, ma anche migliorare significativamente l’accesso a trattamenti personalizzati e innovativi per i pazienti. Nei prossimi anni potremmo assistere ad un cambio di paradigma, che metterà davvero il paziente al centro di questo processo di innovazione”.