Un documento curato da un team internazionale di scienziati del clima e sociali, tra cui le università di Wageningen, Exeter e Nanchino, sostiene che Stati, istituzioni, organizzazioni internazionali dovranno iniziare a cooperare in maniera più stretta e continua per evitare i rischi legati alla crisi migratoria che sarà innescata dagli effetti del cambiamento climatico. Secondo i ricercatori – riferisce Emerging Risks – è necessario ripensare al fenomeno della migrazione nel suo complesso, in quanto la crisi climatica accelera il cambiamento.
Con la previsione di una migrazione significativa, la risposta è stata l’inasprimento delle politiche di confine, ma secondo i ricercatori “è giunto il momento di evidenziare i vantaggi della collaborazione tra nazioni e regioni diverse”.
Promuovendo i vantaggi della migrazione, soprattutto in un’epoca di invecchiamento della popolazione, i leader globali potrebbero garantire un futuro migliore per le persone e le società.
Scheffer, della Wageningen University, sostiene che “ignorare o minimizzare l’inevitabile ridistribuzione globale delle persone porterebbe a instabilità geopolitica e a un mondo polarizzato e frammentato. Invece, la comunità internazionale deve unirsi per ripensare i concetti di mobilità e integrazione culturale per garantire una transizione equilibrata verso il nuovo mondo”. Finora, la maggior parte delle migrazioni legate a questioni climatiche, si è verificata all’interno dei singoli paesi, con persone che hanno lasciato aree colpite da un lungo e irreversibile declino da tempo in termini di produttività agricola o che sono dovute fuggire per via dell’erosione costiera o di eventi estremi.
Il documento sottolinea inoltre come “la distribuzione distorta della ricchezza e del potere”, renda difficile per le persone spostarsi, sia all’interno che tra Stati diversi. Tim Lenton, del Global Systems Institute di Exeter, ha spiegato che “mentre molte specie animali stanno cambiando localizzazione geografica in risposta al cambiamento climatico, gli esseri umani lo hanno già fatto da migliaia di anni, ma l’umanità si trova ora ad affrontare crescenti barriere alla mobilità degli uomini. Il riscaldamento globale esaspera le disuguaglianze esistenti, rendendo l’abitabilità una delle principali sfide politiche di questo secolo. Ora è necessaria una cooperazione concreta per abbinare i flussi migratori alla domanda di manodopera, a vantaggio non solo del Sud del mondo, ma anche delle arre di mondo sviluppato”.
Secondo il documento, una significativa riforma del sistema alimentare, supportata dal movimento dei lavoratori, potrebbe aumentare la produzione preservando la natura, soprattutto se il consumo di carne venisse ridotto a favore di diete a base vegetale. La migrazione può quindi essere coordinata per generare vantaggi alle persone e al clima, “Esaminare i costi sociali della migrazione fa appello a motivazioni di identità nazionale, ma non riesce a superare i problemi derivanti dall’invecchiamento della popolazione”, ha affermato il professor Neil Adger. “Invece, i leader del pianeta dovrebbero concentrarsi sui benefici economici e sociali delle nuove popolazioni e sull’integrazione efficace, che potrebbe avvantaggiare sia i nuovi arrivati che la popolazione locale. Ogni angolo del mondo deve anticipare la crisi climatica imminente e promuovere il movimento sicuro ed equilibrato delle persone man mano che le condizioni cambiano”.